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martedì 3 novembre 2020

I rapporti di monitoraggio del Ministero del lavoro e delle politiche sociali

 

Nel primo anno di applicazione della riforma – 2015 – sono stati pubblicati eccezionalmente 4 rapporti, anziché uno, a cadenza trimestrale con lo scopo di agevolare le amministrazioni erogatrici di prestazioni sociali e servizi nell’aggiornare le loro regole per l’accesso e la fornitura dei servizi. In questo primo anno di monitoraggio, quindi, le regole di calcolo dell’ISEE sono quelle del DPCM 159/2013 così come pubblicato e non modificato dalle sentenze del Consiglio di Stato del 2016. Il rapporto di monitoraggio numero 37 (il quarto per l’anno 2015) in realtà è stata una valutazione ex post delle nuove regole ISEE. La scelta di procedere in questo modo anziché fare un confronto tra anno precedente e anno successivo (eccetto dove il dato era evidenziabile solo nel confronto tra gli anni, come per il caso del patrimonio mobiliare) è stata dettata dal fatto che la riforma ha aumentato il turnover delle famiglie che hanno presentato la dichiarazione sostitutiva unica, modificando composizione e dimensione della popolazione tra il prima e il dopo.

In questo rapporto la distribuzione cumulata dell’ISEE ordinario – a livello nazionale – del 2015[1] rispetto alla distribuzione cumulata dell’ISEE che si avrebbe avuto con gli stessi nuclei familiari ma applicando le regole vecchie (ovvero quante famiglie si collocano sotto determinate soglie dell’indicatore, come in questo caso, ogni 1.000 euro) è pressoché identica, malgrado vi sia stato un riordinamento (l’11% non subisce variazioni e di quelli che cambiano il 46% ha un vantaggio dalla riforma); infatti nel mezzogiorno, anche se con differenze non maggiori del 3%, con le nuove regole le famiglie tendono ad avere un ISEE più alto che le colloca nella fascia successiva. Tali spostamenti rispecchiano l’obiettivo della riforma di dare maggiore peso alla componente patrimoniale, passata da un peso del 14,6% al 20,9% dell’indicatore ISEE, in parte a causa alla rivalutazione del patrimonio immobiliare e in parte alla emersione di quello mobiliare. Relativamente a questo ultimo valore, fermo restando le forti differenze a livello territoriale, il nuovo ISEE ha ridotto dal 66,8% al 14,1% le dichiarazioni nelle quali era assente del tutto ogni rapporto finanziario, mentre è raddoppiato il valore medio. Per la sottopopolazione degli ISEE universitari l’impatto è simile in tutte le regioni[2]: « la popolazione al di sotto di ogni data soglia […] è leggermente inferiore dopo la riforma rispetto a quella che ci sarebbe stata in assenza della stessa», con variazioni più significative già con valori bassi di ISEE al sud, mentre con variazioni più marcate per valori più alti di ISEE al nord. Rispetto alla popolazione generale degli ISEE, quella degli universitari è contraddistinta da valori più elevati, di reddito e soprattutto di patrimonio e di conseguenza un ISEE più selettivo sul patrimonio genera un maggiore impatto; rispetto alla generalità in questo caso il 7% non subisce variazioni e di quelli che cambiano il 40% ha un vantaggio dalla riforma.

L’ultimo rapporto di monitoraggio, pubblicato il 6 febbraio 2018 e riguarda gli ISEE del 2016, tiene conto delle sentenze del Consiglio di Stato intervenute nel corso del 2016 che hanno modificato le regole di calcolo nella circostanza in cui sia presente almeno un soggetto disabile nel nucleo familiare e che hanno portato l’INPS a ricalcolare le attestazioni delle dichiarazioni sostitutive uniche che erano già state presentate. Nonostante le modifiche introdotte non sono stati rilevati eccessivi cambiamenti nella distribuzione di frequenza, che adesso vede crescere di un punto la percentuale di presenze nella fascia tra 3.000 e 9.000 euro, “rubato” in ugual misura sulle due code. A livello territoriale però, sotto i 5.000 euro di ISEE, vi sono traslazioni di segno opposto, con il Centro-Nord che vede diminuire la popolazione dell’1,1% mentre nel Mezzogiorno aumenta dello 0,70%. Le nuove regole, poi, hanno comportato una diminuzione del valore ISEE medio soprattutto grazie alle “nuove” maggiorazioni della scala di equivalenza per la presenza di disabili che hanno più che compensato la crescita della componente reddituale e di quella patrimoniale, aumentate rispettivamente del 2,60% e del 3,00%. Un appunto merita anche il patrimonio mobiliare, che vede incrementare il suo valore medio di un 15% e ridursi le dichiarazioni con valori nulli, soprattutto nel Mezzogiorno; evidentemente i controlli formali sulle dichiarazioni sostitutive uniche, che avevano lasciato scoperto oltre metà anno 2015, avevano consentito ancora una sotto dichiarazione di questa componente. Per quanto riguarda in particolare la sottopopolazione degli ISEE universitari, viene confermata la particolarità di nuclei più ricchi rispetto alle altre tipologie di ISEE (il 30% degli ISEE universitari è sotto i 10.000 euro contro il 70% dei non universitari) tuttavia nel 2016, rispetto all’anno precedente, viene registrata un crescita del 18,00% delle attestazioni collocate sotto i 9.000 euro che ha prodotto una riduzione dei valori di media e mediana dell’indicatore. In questo monitoraggio è stata inserita, inoltre, un’analisi relativa alla valutazione dell’effetto emersione del nuovo ISEE, inteso sia come post-compilazione della dichiarazione (ovvero i dati della dichiarazione dei rediti acquisiti direttamente da INPS dalla banca dati dell’Agenzia delle Entrate) sia come controlli di omissione/difformità relativamente alla mancata dichiarazione di rapporti finanziari (conti correnti e libretti di deposito) che è risultato possibile analizzando in longitudinale i dati dei nuclei familiari che hanno presentato le dichiarazioni sostitutive uniche a cavallo della riforma, cioè nel 2014 e nel 2015. Sintetizzando, tale effetto risulta molto più accentuato sugli ISEE bassi e tende a decrescere al cresce dell’indicatore (ad esempio, ha causato una riduzione degli ISEE nulli del 3,00% e ha causato un incremento della frequenza degli ISEE sopra i 30.000 euro dello 0,35%). Lo studio sull’effetto emersione si concentra poi sul patrimonio mobiliare: il 26% delle famiglie ha dichiarato almeno 5.000 euro in più di patrimonio mobiliare rispetto all’anno precedente e nel 90% di queste la causa è imputabile ai controlli implementati con la riforma; mentre il 10% delle attestazioni ISEE presenta un incremento del patrimonio mobiliare rispetto all’anno precedente di almeno 18.000, sempre attribuibile all’effetto emersione.


[1] Seppur la nuova disciplina ISEE ha previsto il caso specifico per l’ISEE per le prestazioni per il diritto allo studio universitario, molto spesso l’ISEE ordinario e quello “universitario” coincidono. Per l’anno accademico 2017-2018, per i richiedenti la borsa di studio all’Università di Pisa, questa sovrapposizione è pari al 98,62%.

[2] Sebbene i valori medi siano molto diversi: nel mezzogiorno il valore medio dell’ISEE sotto i 10.000 euro include il 30,7% dei nuclei familiari mentre al nord include il 17,7%, distanza che continua ad aumentare fino a circa 24.000 euro per poi decrescere.