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venerdì 13 novembre 2020

Un caso studio - Le borse di studio all'Università di Pisa

 

L’accesso alle borse di studio nell’Università di Pisa. Analisi descrittiva

I dati analizzati riguardano le domande di borsa di studio e quindi i relativi dati economici e condizioni sociali dei nuclei familiari, presentate dagli studenti iscritti – o che intendevano iscriversi – all’Università di Pisa, di competenza della sede pisana dell’Azienda Regionale per il diritto allo studio universitario della Toscana (Azienda ARDSU o Azienda).

La domanda di borsa di studio può essere presentata, in un arco temporale che generalmente inizia a metà luglio e si conclude a metà settembre[1], dagli studenti che sono già iscritti all’università, per un qualsiasi anno di frequenza, indipendentemente dal fatto che uno studente sia stato beneficiario o meno di borsa di studio negli anni precedenti. Può essere presentata anche da studenti che ancora non sono iscritti ma intendono procedere all’iscrizione per il medesimo anno accademico per il quale richiedono il beneficio.

Per l’Azienda non sono previste limitazioni di sorta, economiche o di merito, relativamente alla presentazione delle domande, anche in considerazione della natura concorsuale, quindi erga omnes, del beneficio da assegnare.

Gli studenti, per dimostrare la loro condizione economica, devono indicare il protocollo dell’attestazione ISEE relativa al proprio nucleo familiare, attestazione che viene poi acquisita nel database aziendale attraverso scambio informatico dei dati con l’INPS (fino all’anno accademico 2012-2013 i dati occorrenti per la verifica dei requisiti economici erano indicati direttamente dallo studente nella domanda di borsa di studio). Gli studenti non residenti nell’Unione Europea devono presentare apposita documentazione rilasciata dalle competenti autorità del paese relativa ai redditi e al patrimonio, legalizzata dalle Autorità diplomatiche italiane competenti per il territorio e con traduzione in lingua italiana attestata dalle Autorità stesse. L’ulteriore variante riguarda gli studenti stranieri ma residenti nell’Unione Europea, che presentano una autocertificazione della propria situazione reddituale e patrimoniale e quindi senza necessità di legalizzazione e traduzione ufficiale. Nella analisi dei dati socio-economici, questo lavoro esclude, pertanto, queste ultime due tipologie di studenti che non utilizzano l’ISEE per la dimostrazione dei requisiti economici ai fini dell’accesso alla borsa di studio.

Per ogni anno accademico le soglie massime di ISEE e ISPE possono essere aggiornate (solitamente in aumento) nel rispetto dei limiti stabiliti da Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca[2]. Nei fatti la Regione Toscana ha quasi sempre aggiornato i limiti incrementandoli (Tabella 2).

 

Tabella 2 – limiti in euro ISEE e ISPE anni accademici dal 2010-2011 al 2017-2018

anno accademico

limiti ordinari

limiti particolari

ISEE

ISPE

ISEE

ISPE

2010-2011

17.000

30.000

20.000

31.000

2011-2012

17.000

30.000

20.000

31.000

2012-2013

18.000

31.000

21.000

32.000

2013-2014

19.000

31.500

22.000

32.500

2014-2015

19.000

33.000

22.000

33.500

2015-2016

20.000

33.000

25.000

35.000

2016-2017

22.000

45.000

27.000

50.000

2017-2018

22.000

45.000

27.000

50.000

 

I limiti particolari sono quelli riservati agli studenti in condizione di disabilità[3] e in condizione di detenzione, ai quali si aggiungono a partire dall’anno accademico 2012-2013 gli studenti con figli minori e dall’anno accademico 2017-2018 gli studenti atleti[4]. Occorre poi precisare che fino all’anno accademico 2015-2016 compreso, i redditi e i patrimoni dei fratelli e delle sorelle, dello studente richiedente il beneficio, venivano considerati al 50% di quanto indicato nelle dichiarazioni sostitutive uniche, generando i parametri ISEE prestazione e ISPE prestazione – chiaramente inferiori ai parametri ISEE e ISPE ordinari[5].

2.1   Le domande di borsa di studio

Fatte queste premesse è possibile adesso riportare gli andamenti delle domande di borsa di studio considerando tutti gli studenti, pertanto inclusi gli studenti con nuclei familiari residenti all’estero (tabella 3).

Si può quindi rilevare che le domande di borsa di studio hanno avuto una tendenza crescente dall’anno accademico 2010-2011 fino all’anno accademico 2013-2014. Nell’anno accademico 2014-2015 c’è stata una flessione, sia per gli studenti con nuclei familiari i cui redditi sono prodotti in Italia sia per quelli prodotti all’estero, per poi ricrescere nuovamente a partire dall’anno accademico successivo. Nell’anno accademico 2014-2015 vi sono state però due scadenze per la presentazione delle domande di borsa di studio, una a metà settembre e una a metà ottobre, e in considerazione di ciò il trend crescente comprenderebbe anche l’anno accademico 2014-2015. Tuttavia, è da ritiene più corretto mantenere il confronto con i dati relativi alla sola prima scadenza, in considerazione del fatto che anche gli anni precedenti e quelli successivi hanno avuto una scadenza unica e sempre con data intorno a metà settembre.

 

Tabella 3 – domande di borsa di studio anni accademici dal 2010-2011 al 2017-2018

anno accademico

domande

Italiani

stranieri

2010-2011

6433

6105

328

2011-2012

6356

6022

334

2012-2013

6666

6333

333

2013-2014

7320

6939

381

2014-2015

6824

6481

343

2014-2015 II° scadenza     

8905

8465

440

2015-2016

7679

7277

402

2016-2017

7953

7552

401

2017-2018

8113

7688

425

 

L’anno accademico 2015-2016 ha visto quindi crescere nuovamente la richiesta di benefici sia da parte di studenti italiani sia da parte di studenti stranieri; i primi sono cresciuti del 12,28% mentre i secondi del 17,20%. Precisato che questa analisi riguarda solo le domande presentate presso la sede del diritto allo studio di Pisa, tale dato è in controtendenza rispetto al livello nazionale che segna una flessione del 14,40% di domande di borsa di studio nell’anno accademico 2015-2016 rispetto a quello precedente (IRPET, 2016, p. 16)[6].

Se si confronta l’andamento delle domande di borsa di studio con le iscrizioni all’Università di Pisa (tabella 4) si rilevano tendenze differenti. Le iscrizioni sono calate dall’anno accademico 2010-2011 fino all’anno accademico 2015-2016 con l’eccezione dell’anno 2014-2015. Il trend risulta poi invertirsi dall’anno 2016-2017. Per gli stranieri invece le iscrizioni sono costantemente in crescita dall’anno accademico 2010-2011. È da mettere in evidenza che lo studente può subordinare l’iscrizione all’università all’ottenimento della borsa di studio e nel caso dell’anno accademico 2014-2015 l’aver avuto una seconda scadenza con un ulteriore mese per presentare domanda di borsa di studio può aver trainato al rialzo le iscrizioni (sono state presentate 2.081 domande in più di benefici con la seconda scadenza).

 

Tabella 4 – iscrizioni Università di Pisa, italiani e stranieri, anni accademici dal 2010-2011 al 2017-2018

anno accademico

italiani

stranieri

2010-2011

47789

1430

2011-2012

47464

1464

2012-2013

46063

1482

2013-2014

45804

1598

2014-2015

46052

1686

2015-2016

45824

1770

2016-2017

46150

1939

2017-2018

46949

1941

Fonte: Servizi statistici Università di Pisa

 

Difatti nella tabella 4 si osserva che le iscrizioni sono andate calando fino all’anno accademico 2013-2014 e si può supporre che anche per l’anno successivo si avrebbe avuto lo stesso andamento se vi fosse stata la scadenza unica al 15 settembre 2014; poi, dall’anno accademico 2015-2016, le iscrizioni sono tornate a crescere. Non sempre tuttavia si può trovare questa associazione, infatti nell’anno accademico 2013-2014 pur con una maggior quantità di domande di borsa di studio presentate, con una maggiore quantità di vincitori rispetto all’anno precedente e con un maggior tasso di vincitori di borsa di studio, le iscrizioni degli studenti italiani sono calate[7].

Pertanto, una possibile ipotesi dell’aumento delle domande di borsa di studio nell’anno accademico 2015-2016 è da imputare sia all’incremento delle iscrizioni all’Università – che peraltro potrebbero esse stesse state trainate dalle maggior domande presentate nell’anno accademico precedente – sia direttamente alla seconda scadenza per presentare la domanda di borsa di studio nell’anno accademico 2014-2015. Questa ultima circostanza ha inciso sul numero di domande di borsa per l’anno accademico 2015-2016 incrementando il numero di coloro che, ormai già iscritti l’anno precedente, ripresentano domanda di benefici l’anno successivo. Sostanzialmente si potrebbe dire che la doppia scadenza ha falsato quello che sarebbe stato il normale trend, tuttavia risulta difficile affermare che in sua assenza le iscrizioni nell’anno accademico 2015-2016 sarebbero aumentate portando anche ad un aumento delle domande di borsa di studio tale da sovracompensare il fenomeno della contrazione che invece si è registrato a livello di media nazionale.

Infine è da rilevare che a livello nazionale una contrazione delle domande di borsa di studio può essere stata causata dalla circostanza che, nel primo anno di applicazione delle riforma, per alcune Regioni riportate nello studio IRPET, i limiti ISEE e ISPE per l’accesso alle borse di studio sono rimasti invariati rispetto all’anno accademico precedente (cfr. tabella 2), mentre in altre i limiti sono stati addirittura ridotti, pur con un prevedibile incremento dei valori medi dei nuovi indicatori riformati.

Se i dati delle domande di borse di studio si scompongono in base alla macroregione in cui risulta residente lo studente, si possono osservare degli andamenti abbastanza definiti (tabella 5).

Con l’entrata in funzione delle nuove regole ISEE si è registrata una contrazione delle domande di borsa di studio presentate da studenti residenti nel mezzogiorno a favore prevalentemente di quelli provenienti dal centro e dal nord Italia. Questo trend è pressoché rimasto costante anche nei due successivi anni accademici alla riforma e nell’anno accademico 2017-2018 è possibile rilevare che gli studenti provenienti dal sud Italia hanno una quota di domande di borsa di studio simile a quella dell’anno 2013-2014, mentre per gli studenti provenienti dal nord Italia questo confronto segna un incremento del 32% circa, così come per quelli del centro Italia ma con una percentuale inferiore, circa 17%.

Tabella 5 – variazione domande borsa di studio nell’anno accademico x rispetto all’anno accademico x-1

anno accademico

Nord

± su a.a. precedente

Centro

± su a.a. precedente

Sud e isole

± su a.a. precedente

2010-2011

446

 

3062

 

2597

 

2011-2012

420

-5,83%

3056

-0,20%

2546

-1,96%

2012-2013

460

9,52%

3196

4,58%

2677

5,15%

2013-2014

495

7,61%

3566

11,58%

2878

7,51%

2014-2015

476

-3,84%

3309

-7,21%

2696

-6,32%

2015-2016

557

17,02%

3848

16,29%

2872

6,53%

2016-2017

598

7,36%

4068

5,72%

2886

0,49%

2017-2018

665

11,20%

4150

2,02%

2873

-0,45%

 

1.1  Le esclusioni, andamenti e causali di esclusione

L’aumento delle domande di borsa di studio non porta necessariamente con sé un aumento dei vincitori di tale beneficio e per alcuni anni si registrano andamenti opposti, aumentano le domande ma diminuiscono i vincitori (tabella 6).

 

Tabella 6 – percentuale di vincitori su domande presentate, anni accademici dal 2010-2011 al 2017-2018

anno accademico

domande

vincitori

esclusi

% vincitori

2010-2011

6433

4532

1901

70,45%

2011-2012

6356

4461

1895

70,19%

2012-2013

6666

4600

2066

69,01%

2013-2014

7320

5362

1958

73,25%

2014-2015

6824

5246

1578

76,88%

2015-2016

7679

4898

2781

63,78%

2016-2017

7953

5745

2208

72,24%

2017-2018

8113

5708

2405

70,36%

 

Dagli esiti delle graduatorie, suddivise tra studenti stranieri e studenti italiani, si rileva un diverso tasso di idoneità (tabella 7)

 

Tabella 7 –vincitori ed esclusi, italiani e stranieri, anni accademici dal 2010-2011 al 2017-2018

anno accademico

vincitori

esclusi

totali

italiani

stranieri

totali

italiani

stranieri

2010-2011

4532

4245

287

1901

1860

41

2011-2012

4461

4163

298

1895

1859

36

2012-2013

4600

4294

306

2066

2039

27

2013-2014

5362

5013

349

1958

1926

32

2014-2015

5246

4928

318

1578

1553

25

2015-2016

4898

4537

361

2781

2740

41

2016-2017

5745

5387

358

2208

2165

43

2017-2018

5708

5305

403

2405

2347

58

 

Generalmente tra gli studenti stranieri il tasso di vincitori di borsa di studio oscilla intorno al 90% con valori che vanno dall’87,50% dell’anno accademico 2010-2011 al 94,82% dell’anno accademico 2017-2018 pari a uno scarto del 7,32%. Tra gli studenti italiani il tasso dei vincitori ha maggiori oscillazioni, con uno scarto del 13,69%. È comunque da precisare che il tasso più basso, del 62,35%, è relativo all’anno accademico di prima applicazione della riforma, cioè 2015-2016.

 

Grafico 1 – andamento del tasso dei vincitori borsa di studio, italiani e stranieri, anni accademici dal 2010-2011 al 2017-2018

 


Se per ipotesi questo valore fosse tolto dalla serie storica lo scarto sarebbe dell’8,23%, quindi abbastanza vicino a quello degli stranieri, con tassi di vincitori di borsa di studio pre-riforma e post-riforma (eccetto l’anno 2015-2016) abbastanza simili (grafico 1).

Sebbene le esclusioni siano imputabili sia a motivi economici che di merito (o anche legate ad altri aspetti amministrativi), i dati suggeriscono un effetto negativo sui vincitori di borsa di studio solo per il primo anno di applicazione dell’ISEE riformato. Tale percezione sembra ulteriormente confermata se si guarda alle diverse causali di esclusione: nel caso dell’anno accademico 2013-2014 le causali di esclusione di tipo economico (superamento delle soglie ISEE, ISPE, ed entrambe), singolarmente o insieme ad altre, erano il 55,45%, nell’anno accademico 2014-2015 erano il 62,56%, nell’anno accademico 2015-2016 erano il 66,33% e dall’anno accademico 2016-2017 ritorna a valori più vicini a quelli prima della riforma con il 54,73%, mentre nell’ultimo anno accademico disponibile, 2017-2018, le causali economiche di esclusione (singole o associate con altre causali) erano il 56,70%.

                         

Grafico 2 – andamento del tasso dei vincitori borsa di studio e causali economiche di esclusione, anni accademici dal 2013-2014 al 2017-2018, studenti italiani

 


Ad eccezione dell’anno accademico 2014-2015, dove sia il tasso dei vincitori sia le causali di esclusione di tipo economico hanno un andamento crescente, negli anni successivi i due dati presentano andamenti inversamente proporzionali, al crescere delle esclusioni di tipo economico cala il tasso dei vincitori (grafico 2).

Suddividendo ulteriormente le causali di esclusione di tipo economiche in tre gruppi: per ISEE, per ISPE ed entrambe ISEE e ISPE, si può notare che la causale ISEE, prevalente fino all’anno accademico 2014-2015, con la prima applicazione della riforma è divenuta la causale meno importante, per poi risalire nell’anno successivo e attestarsi nell’accademico 2017-2018 con una percentuale di poco superiore alla causale ISPE.

È comunque da tener presente che sia nella causale ISPE da sola considerata che nella doppia causale (ISEE e ISPE) il patrimonio ha la stessa importanza e quindi la somma di queste due supera di gran lunga quella ISEE, mentre fino all’anno accademico 2012-2013 questi pesi erano in pratica invertiti (grafico 3).

 

Grafico 3 – andamento delle causali economiche di esclusione, ISEE, ISPE ed entrambe, anni accademici dal 2010-2011 al 2017-2018

 


Questo andamento appare coerente con l’intento del legislatore di attribuire maggior peso alla componente patrimoniale, tuttavia è da ricordare che fino all’anno accademico 2015-2016 compreso, ai fini della valutazione del possesso dei requisiti economici i redditi e i patrimoni dei fratelli e delle sorelle indicati nelle DSU sono stati conteggiati al 50% e pertanto non è possibile avere un confronto omogeneo con le causali di esclusione degli anni accademici successivi. È sicuramente possibile affermare che se fosse invalsa ancora la regola di conteggiare i redditi e i patrimoni dei fratelli al 50%, l’andamento decrescente degli esclusi per causa ISEE sarebbe stato attenuato; è infatti emerso che più frequentemente i fratelli e le sorelle abbiano prodotto redditi ma siano privi di patrimoni. Un confronto uniforme degli indicatori sarà possibile in seguito con l’analisi dei dati contenuti nelle attestazioni e nelle dichiarazioni sostitutive uniche.

Pur non di interesse di questo lavoro si indica che le causali economiche di esclusione per gli studenti stranieri non superano il 5% nei vari anni accademici considerati.

Come già visto in precedenza con la tabella 5, dove gli studenti sono stati suddivisi in base alla macroregione di provenienza, anche con riferimento al tasso di vincitori e alle causali di esclusione è utile suddividere in egual modo gli studenti.

 

Grafico 4 – andamento del tasso dei vincitori suddivisi per macroregioni, anni accademici dal 2010-2011 al 2017-2018

 


Dal grafico 4 si rileva che a seguito della riforma – che nell’anno accademico 2015-2016 ha portato a una generale flessione dei vincitori – gli studenti provenienti dal mezzogiorno non sono riusciti a recuperare il precedente tasso di idoneità, attestandosi su valori tra il 3 e il 4% inferiori a quelli che avevano negli anni accademici dal 2010-2011 al 2014-2015. Gli studenti del nord Italia, che a differenza di quelli provenienti dalle altre regioni avevano subito un minor impatto sui beneficiari a causa della riforma ISEE, dal secondo anno successivo all’applicazione delle nuove regole non solo hanno recuperato la flessione iniziale, ma si sono attestati su valori con percentuali più alte di circa l’1% rispetto agli anni accademici dal 2010-2011 al 2012-2013. Infine, gli studenti del centro Italia nei due anni post riforma si sono collocati sostanzialmente sui valori dei due anni accademici di applicazione del vecchio ISEE, perdendo in media mezzo punto percentuale.

Allo stesso modo è possibile differenziare le tre tipologie di esclusione secondo l’area geografica di provenienza, suddividendole in tre grafici: nord (grafico 5), centro (grafico 6) e sud Italia (grafico 7).

 

Grafico 5 – andamento delle causali economiche di esclusione, ISEE, ISPE ed entrambe, anni accademici dal 2010-2011 al 2017-2018, nord

 


Grafico 6 – andamento delle causali economiche di esclusione, ISEE, ISPE ed entrambe, anni accademici dal 2010-2011 al 2017-2018, centro

 


Grafico 7 – andamento delle causali economiche di esclusione, ISEE, ISPE ed entrambe, anni accademici dal 2010-2011 al 2017-2018, sud



 Come si può chiaramente rilevare dai tre grafici, la causale di esclusione per ISEE ha ridotto progressivamente il proprio peso in tutte le aree del paese. Invece, la causale di esclusione imputabile unicamente al patrimonio, ovvero l’ISPE, e la causale per entrambi i parametri, hanno incrementato il loro peso, tuttavia non con gli stessi andamenti.

L’ISEE era la prima causa di esclusione, con circa il 65%, in tutte e tre le macroregioni nell’anno accademico 2010-2011 ed ha iniziato a perdere peso a favore delle causali ove è presente la componente patrimoniale, raggiungendo il suo punto più basso nell’anno di prima applicazione della riforma, per poi aumentare nei due anni successivi. Tuttavia, solo nel caso del sud Italia, nei due anni accademici successivi alla riforma, tale causale è rimasta quella meno importante, con un 1/3 del peso dell’anno 2010-2011, circa il 20%. Nelle altre due macroregioni questa casuale è attualmente la seconda per importanza con un peso che oscilla tra il 35 e il 45%.

Il motivo di esclusione dovuto al superamento di entrambi i parametri ha acquisito peso nel corso del tempo. Pur con andamenti abbastanza differenti in tutte e tre le aree del paese, da una percentuale di partenza, nell’anno accademico 2010-2011, per tutte le aree di circa il 25%, questo motivo è adesso circa il 45%, ovvero la prima causa di esclusione al centro e al sud, mentre è quasi ex equo con l’ISEE nel nord Italia.

Infine, una particolare attenzione merita l’esclusione per causa del solo patrimonio. In tutte e le tre aree geografiche era la terza causa di esclusione sette anni fa e tale resta anche oggi solo nel caso del nord (circa il 15%); nel centro Italia è nell’ultimo anno circa il 20%, con un valore quasi il doppio di quello dell’anno accademico 2010-2011. Nel sud Italia, invece, il patrimonio è oggi la seconda causale di esclusione, con il maggiore delta – in confronto al nord e centro Italia – rispetto a sette anni fa, triplicando il proprio peso nei motivi di esclusione economica.

Si può quindi affermare che, riguardo agli studenti dell’Università di Pisa, la riforma dell’ISEE ha comportato una contrazione delle domande di borsa di studio degli studenti provenienti dal sud Italia e contestualmente una riduzione del tasso dei vincitori degli stessi[8].

Il motivo principale di questa evoluzione è da imputare al valore del patrimonio e in particolare a quello mobiliare. Difatti il patrimonio immobiliare è cresciuto nel corso degli anni – già nel passaggio dall’anno accademico 2013-2014 al 2014-2015, anche se l’incremento più alto c’è stato con l’entrata in funzione delle nuove modalità di calcolo – con un andamento parallelo per tutte le aree del paese e sia per gli studenti vincitori che per quelli esclusi. Il patrimonio mobiliare invece, pur essendo aumentato nel corso del tempo e in tutte le macroregioni[9], l’andamento è risultato molto diversificato: tra gli esclusi provenienti dal sud Italia il patrimonio mobiliare dell’anno accademico 2017-2018 e cinque volte quello dell’anno accademico 2012-2013, mentre nelle altre due aree del paese l’incremento è del 50% circa; anche nel gruppo dei vincitori c’è una differenza simile, sempre utilizzando come riferimento i due anni accademici di prima, risulta che gli studenti provenienti dal sud Italia hanno avuto un incrementato del patrimonio mobiliare di 4,5 volte, mentre nelle due altre aree del paese questo valore è “solo” raddoppiato.

Per apprezzare meglio il tipo di cambiamento che la riforma ISEE ha portato, è opportuno sommare i due motivi di esclusione che sono imputabili direttamente al patrimonio.

Dal grafico 8, si rileva che il peso del patrimonio, è andato quasi sempre crescendo, eccetto alcune flessioni in particolare al nord nell’anno accademico 2013-2014 (anche se è da considerare che in numeri assoluti il sotto gruppo degli studenti del nord Italia oscilla da un minimo di 62 a un massimo di 138 individui nell’anno accademico 2015-2016, che sono valori nettamente inferiori alle altre macro regioni, dove l’insieme dei dati è di circa 3/4 volte più grande per il sud e di circa 6/7 volte più grande per il centro).

Negli ultimi due anni successivi alla riforma, poi, il valore del patrimonio sembra essersi stabilizzato e rispetto al primo anno di applicazione delle nuove regole decresce di quasi il 10% in tutte le aree del paese, ponendo le causali di esclusione rispettivamente al 57% al nord, al 65% al centro e all’80% circa al sud.

 

Grafico 8 – andamento somma causali economiche ISPE+entrambe, anni accademici dal 2010-2011 al 2017-2018, suddivisa per aree geografiche

 


Per cercare invece di spiegare la ragione del picco che si osserva nell’anno accademico 2015-2016, di seguito si riporta la frequenza con la quale gli studenti che hanno presentato domanda di borsa di studio nell’anno x, sono esclusi nell’anno x+1.

 

Grafico 9 – studenti che hanno presentato domanda di borsa di studio sia nell’anno x che nell’anno x+1

 


Come si osserva, l’andamento del grafico 9 è quasi sovrapponibile a quello del grafico 8. Gli anni di maggior esclusione per motivi economici corrispondono agli anni nei quali vi è meno ricambio di studenti nella richiesta di borse di studio. Negli anni in cui vi è stato un maggior ricambio entrano nella popolazione dei richiedenti la borsa di studio nuovi studenti appartenenti a nuclei familiari che, con maggior frequenza, rispettano i requisiti previsti dal bando di concorso per accedere alle borse di studio.

La stessa evidenza si ritrova se si estrae la percentuale di studenti che sono vincitori nell’anno x e nell’anno x+1 (grafico 10). Questi dati comprendono anche le esclusioni per motivi di merito, amministrativi o altro, che si può comunque ragionevolmente supporre uniformemente distribuite in tutti gli anni accademici.

 

Grafico 10 – andamento studenti vincitori nell’anno x e nell’anno x+1

           


In questo caso l’andamento del grafico 10 è chiaramente l’inverso di quello del grafico 9 e indica l’andamento degli studenti che confermano la borsa di studio in due anni consecutivi; si può osservare che nell’anno accademico 2015-2016 c’è stato un tracollo degli studenti che erano vincitori di borsa di studio nell’anno accademico precedente.

Come già evidenziato in precedenza, la riforma ha ridotto sia le domande sia il numero degli studenti vincitori di borsa di studio provenienti dal sud Italia. Il nuovo strumento per la selezione dei beneficiari ha necessariamente modificato il profilo delle famiglie con studenti che richiedono l’accesso al diritto allo studio, ma mentre al nord, dopo l’impatto del primo anno di applicazione della riforma, gli esclusi sono stati sostituiti da nuovi studenti “più poveri” in possesso dei requisiti economici per accedere al beneficio, al sud questa sostituzione non vi è stata. Si può dire che gli studenti del sud Italia che avrebbero maggior bisogno di sostegno economico, secondo i nuovi criteri di giudizio dell’ISEE riformato, non accedono al diritto allo studio e l’università rimane appannaggio delle famiglie più ricche.

1.        Confronto anni accademici dal 2013-2014 al 2017-2018

Il lavoro prosegue adesso con l’esame longitudinale dei dati relativi agli anni accademici dal 2013-2014 al 2017-2018, cercando di rilevare come la riforma ISEE ha influito sugli indicatori economici, i redditi e i patrimoni delle famiglie degli studenti che hanno richiesto le prestazioni del diritto allo studio universitario, se è cambiata la numerosità dei nuclei familiari e se alcune tipologie di lavoratori sono state avvantaggiate o meno dalla riforma.

Si sono utilizzati questi anni accademici senza andare oltre a ritroso per mantenere quanto più possibile una uniformità dei dati socio economici delle famiglie che inevitabilmente subiscono dei cambiamenti col passare del tempo. Inoltre, in questi anni presi in esame le soglie ISEE e ISPE non hanno subito variazioni eccessive, c’è stato un incremento delle due soglie del 5% circa nell’anno accademico 2015-2016 rispetto all’anno 2013-2014; mentre per gli anni accademici 2016-2017 e 2017-2018 le soglie sono aumentate rispettivamente del 16% circa quella ISEE e del 45% circa quella ISPE. Tuttavia, è necessario includere tali anni per avere una base di dati più ampia al fine di valutare gli effetti della riforma.

I dati che sono stati utilizzati in precedenza per illustrare gli andamenti delle domande di borsa di studio e gli esiti sono stati oggetto di pulizia e omogeneizzazione che ha necessariamente portato a una riduzione del dataset ma contemporaneamente una migliore qualità dei dati. Sono stati tolti, ovviamente, i dati relativi agli studenti con nuclei familiari residenti all’estero i cui redditi sono valutati sulla base della documentazione rilasciata dalle autorità del paese di residenza, tradotta e legalizzata, o sulla base di autocertificazioni come nel caso di provenienza da paesi appartenenti alla Unione Europea.

 

Sono stati tolti inoltre:

-          i dottorandi in quanto con l’ISEE riformato tali studenti possono costituire un nucleo ristretto (solo loro) ai fini ISEE e quindi prescindere dai redditi dei genitori anche in assenza delle condizioni per essere considerato studente autonomo invece necessarie per gli studenti frequentanti gli altri livelli di studio;

-          gli studenti che sono detenuti, a causa della loro particolare condizione sociale ed economica;

-          gli studenti per i quali è stata accertata l’irregolarità della loro condizione economica e quindi degli indicatori ISEE e ISPE, mediante accertamento della dichiarazione sostitutiva unica, con esiti tali da aver comportato la perdita del beneficio assegnato o la riduzione della quota monetaria della borsa di studio. Sono invece rimasti nell’insieme dei dati gli studenti per i quali è stata accertata una difformità della dichiarazione sostitutiva unica senza che, tuttavia, vi sia stata una modifica dei benefici percepiti; in tal caso sono stati utilizzati i dati con le irregolarità irrilevanti, gli unici dati disponibili nelle dichiarazioni sostitutive uniche;

-          gli studenti in condizioni particolari che pur non avendo i requisiti per essere considerati indipendenti hanno presentato una dichiarazione sostitutiva unica senza i genitori (es. orfani o privi di rapporti con i genitori certificati dalle competenti autorità);

-          altri casi per i quali l’attestazione ISEE e la dichiarazione sostitutiva unica non sono reperibili.

Occorre specificare che l’analisi che segue viene fatta sui parametri standard degli indicatori della situazione economica, quindi i redditi e i patrimoni posseduti dai soggetti che in fase di richiesta di benefici sono stati indicati come fratelli e sorelle dello studente sono conteggiati interamente, anziché a metà come è stato fatto per rideterminare i valori ISEE prestazione e ISPE prestazione al fine di valutare il possesso dei requisiti economici per accedere alla borsa di studio[10].

Gli studenti esclusi per altre causali, come ad esempio il merito, ma che hanno comunque i valori ISEE e ISPE sotto soglia, sono stati considerati parte della base dati sulla quale sono state calcolate le misure di sintesi che seguono.

2.1    I parametri ISEE e ISPE

Le prime misure che si possono verificare sono quelle relative ai parametri ISEE e ISPE (tabella 8).

Il parametro ISEE non ha un andamento costante, scende nell’anno accademico 2015-2016 e poi sale nuovamente nell’anno successivo. Mentre l’ISPE subisce un incremento deciso sia nel primo anno di applicazione della riforma che nell’anno accademico seguente 2016-2017 e nell’ultimo anno l’andamento è sostanzialmente piatto.

 

Tabella 8 – medie ISEE e ISPE, anni accademici dal 2013-2014 al 2017-2018

anno accademico

media ISEE

mediana ISEE

media ISPE

mediana ISPE

2013-2014

10.603,65

11.127,69

              6.407,78

            2.781,97

2014-2015

10.358,90

10.767,57

              6.551,26

            2.715,04

2015-2016

 10.347,79

10.675,49

              9.107,87

            5.731,88

2016-2017

11.115,22

11.366,82

           11.878,11

            8.245,93

2017-2018

11.325,35

11.528,24

           12.184,99

            8.252,21

 

Anzitutto è da rilevare la crescita del peso della componente patrimoniale. Questo risulta evidente per il fatto che la media dell’ISPE ha superato la media dell’ISEE a partire dall’anno accademico 2016-2017 (grafico 11).

Il superamento non si è avuto nell’anno accademico di prima applicazione della riforma in quanto, probabilmente, due cause hanno tenuto basso il valore ISPE: una minima persistenza del fenomeno delle sotto dichiarazioni del patrimonio mobiliare, specie per gli ISEE elaborati nella prima parte dell’anno; la non completa assimilazione delle nuove regole che hanno interessato il valore da dichiarare degli immobili, quello IMU al posto di quello ICI.

 

Grafico 11 – andamento dei valori medi ISEE e ISPE, anni accademici dal 2010-2011 al 2017-2018

 


In particolare, per quanto riguarda l’ISEE, confrontando sia la media che la mediana si rileva che il divario tra le due misure si è costantemente ridotto, passando da 524,04 euro dell’anno accademico 2013-2014 a 202,89 euro dell’anno 2017-2018 (grafico 12).

 

Grafico 12 – andamento delle media e mediana ISEE, anni accademici dal 2013-2014 al 2017-2018

 


            La mediana – sempre più alta della media – negli anni precedenti la riforma si era costantemente avvicinata alla media e ciò indicava che la quantità di attestazioni con valori bassi di ISEE era cresciuta più dei valori alti, mentre dagli anni successivi alla riforma entrambi i valori segnano un trend crescente, indicando quindi un aumento dei valori più alti di ISEE.

Per quanto invece concerne l’ISPE, le variazioni di media e mediana procedono parallelamente (grafico 13).

 

Grafico 13 – andamento delle media e mediana ISPE, anni accademici dal 2013-2014 al 2017-2018

 


            L’incremento maggiore della media dell’ISPE si è avuto con la prima applicazione dell’ISEE riformato, aumentata quasi del 40% e un ulteriore incremento di non poco conto si è avuto l’anno successivo, quasi il 30%. Nell’anno accademico 2017-2018 il valore medio sembra stabilizzarsi con un incremento del 2,5% rispetto al precedente anno. A differenza dell’ISEE qui la mediana è collocata al di sotto della media e il fatto che abbiano un andamento pressoché parallelo potrebbe indicare che comunque la riforma non ha modificato la distribuzione dei nuclei familiari che possiedono patrimonio mobiliare e immobiliare. Questo aspetto viene verificato in seguito con l’analisi delle altre misure di sintesi.

2.2    I valori patrimoniali

Riguardo ai patrimoni, immobiliare e mobiliare, l’andamento del loro valore medio è indubbiamente crescente, sia per l’operare della rivalutazione del primo, sia per l’emersione del secondo, grazie ai controlli formali introdotti con la riforma dell’indicatore (tabella 9).

 

Tabella 9 – medie patrimonio mobiliare, immobiliare e ISP, anni accademici dal 2013-2014 al 2017-2018

anno accademico

Media di patrimonio mobiliare

Media di detrazione patrimonio mobiliare

Media di patrimonio immobiliare

Media di detrazione patrimonio immobiliare

Media di indicatore situazione patrimoniale (ISP)

2013-2014

€ 6.748,80

€ 4.191,85

€ 39.430,88

€ 26.098,86

€ 15.888,97

2014-2015

€ 7.329,90

€ 4.356,84

€ 39.326,39

€ 26.113,82

€ 16.185,63

2015-2016

€ 11.924,13

€ 5.501,25

€ 52.210,03

€ 36.222,22

€ 22.642,67

2016-2017

€ 16.131,80

€ 6.486,35

€ 59.905,98

€ 39.462,74

€ 30.088,69

2017-2018

€ 16.934,03

€ 6.698,00

€ 60.881,17

€ 40.162,03

€ 30.955,16

 

Si evidenziano tuttavia degli andamenti differenti delle due diverse componenti.

Il patrimonio mobiliare segna un aumento già dal primo anno qui preso in esame, 2013-2014, anche se ha subìto, in assoluto, l’incremento maggiore nel primo anno di applicazione della riforma, pari a 4.594,24 euro, pur con la medesima soglia ISPE di accesso alla borsa di studio (cioè 33.000 euro sia per l’anno accademico 2014-2015 che per l’anno 2015-2016). Nondimeno anche per l’anno accademico successivo, 2016-2017, l’incremento è stato assai consistente, con più 4.207,67 euro rispetto all’anno 2015-2016.  Questo secondo incremento, che non sembra dovuto a un effetto delle nuove regole ormai già in vigore, è ipotizzabile che sia determinato dall’effettiva implementazione dei controlli formali.

I controlli da parte dell’Agenzia delle entrate sono, infatti, operativi a partire dal primo ottobre 2015, ovvero successivamente a tutti gli ISEE già compilati e utilizzati per la richiesta di borsa di studio per l’anno 2015-2016 – che scadeva il 15 settembre 2015[11]. È pur vero che in questo secondo caso la soglia ISPE di accesso è passata da 33.000 a 45.000 euro consentendo un incremento del valore medio, tuttavia se si utilizzassero i valori delle attestazioni dell’anno accademico 2016-2017 ma rientranti solo nel limite di 33.000 euro di ISPE vi sarebbe comunque un incremento di 2.135,55 euro, con un valore medio del patrimonio mobiliare di 14.059,68 euro.

 

Grafico 14 – andamento delle media e mediana del patrimonio mobiliare, anni accademici dal 2013-2014 al 2017-2018

 


Come si può rilevare dal confronto degli andamenti della media e della mediana (grafico 14), la prima è sempre di più alta della seconda, ciò significa che più della metà dei nuclei familiari che accedono alle prestazioni del diritto allo studio ha comunque un valore del patrimonio mobiliare sotto la media. Nel primo anno di applicazione della riforma, però, la mediana subisce un aumento del 930% in confronto all’incremento del 62,68% della media, pur in presenza della medesima soglia ISPE di accesso ai benefici, chiaramente nella prima applicazione dell’ISEE riformato i controlli formali dei conti correnti dei depositi ecc… (non) indicati nella DSU,  hanno portato a questo elevato incremento, difatti dal secondo anno queste variazioni tendono a decrescere e nel 2017-2018 sono di + 4,92% (la media) e +9,21% (la mediana) rispetto al 2016-2017.

Un ulteriore dato che risulta interessante evidenziare è quello relativo ai patrimoni mobiliari nulli.

 

Grafico 15 – andamento del patrimonio mobiliare uguale a zero, anni accademici dal 2013-2014 al 2017-2018

 


Le dichiarazioni sostitutive uniche che presentavano valore zero nel patrimonio mobiliare sono passate da circa il 50% del totale del dato pre-riforma a valori di circa il 5% nell’anno accademico 2015-2017 e poi sotto l’1% a partire dall’anno accademico 2016-2017. Questo è indubbiamente un risultato cercato dal decisore pubblico e attribuibile alla riforma ISEE, ottenuto grazie ai controlli formali.

Per quanto riguarda il patrimonio immobiliare, lo stesso ha subìto un incremento medio di circa il 33% nel passaggio dall’anno 2014-2015 all’anno 2015-2016, chiaramente per le ragioni legate alla rivalutazione, già espresse in precedenza. Il mancato incremento della soglia ISPE da parte del MIUR (e quindi di quella del bando di concorso) e, per questo anno accademico, una scala di equivalenza più bassa, hanno portato alla esclusione di molti nuclei familiari, comunque dotati di un patrimonio non eccessivamente elevato. Il confronto tra media e mediana evidenzia questo andamento (grafico 16).

 

Grafico 16 – andamento delle media e mediana del patrimonio immobiliare, anni accademici dal 2013-2014 al 2017-2018

 


Come per il patrimonio mobiliare, la media si colloca sempre sopra la mediana, indicando che la maggioranza dei nuclei familiari ha un patrimonio immobiliare inferiore alla media. Tuttavia le tendenze sono leggermente diverse, la mediana nei solo nel primo anno di applicazione della riforma ha avuto un incremento minore della media, mentre negli ultimi due anni, la mediana è cresciuta più del doppio della media, lasciando presupporre in incremento dei nuclei familiari con maggiori proprietà immobiliari, comunque non necessariamente proprietà immobiliare oltre la casa di abitazione, infatti quanto questo valore è al lordo delle detrazioni e proprio in considerazione del fatto che la media è cresciuta meno indica che i nuclei familiari dotati di un patrimonio immobiliare relativamente grande sono calati. Verosimilmente aumentano i nuclei familiari proprietari solo della prima casa e della pertinenza (per la quale non si applica la detrazione prevista per la prima casa).

2.3    I valori reddituali

A differenza di quanto emerso per la parte patrimoniale, la componente reddituale dell’ISEE ha andamenti diversi.

 

Tabella 10 – medie della somma redditi, del reddito figurativo e delle detrazioni, anni accademici dal 2013-2014 al 2017-2018

anno accademico

Media somma redditi

Media reddito figurativo

Media di detrazioni

2013/2014

€ 23.048,72

€ 381,27

€ 663,65

2014/2015

€ 22.501,61

€ 321,05

€ 641,52

2015/2016

€ 22.174,94

€ 62,15

€ 1.392,78

2016/2017

€ 22.567,31

€ 71,24

€ 985,08

2017/2018

€ 22.966,50

€ 67,20

€ 844,29

 

Dalla tabella 10 si rileva che la media della somma dei redditi, nel passaggio dal vecchio ISEE al nuovo ISEE, ha subìto una flessione di circa 327 euro ed è poi risalita di 792 euro nell’anno accademico 2017-2018. Già con le precedenti regole, comunque, la media era scesa di circa 550 euro dall’anno accademico 2013-2014 all’anno accademico 2014-2015. La riforma ha ampliato la tipologia dei redditi da considerare ai fini del calcolo del valore ISEE ma ha contestualmente previsto delle nuove detrazioni, in particolare per i redditi da lavoro dipendente e per i redditi da pensione, che hanno assorbito gli aumenti previsti. In particolare è da sottolineare che anche per l’anno accademico 2015-2016 la media della somma dei redditi è abbastanza simile a quella degli anni successivi, nonostante per tale anno la nozione di reddito includesse anche quelli derivanti dalla condizione di disabilità (es. le indennità di accompagnamento); probabilmente l’operare congiunto sia di una scala di equivalenza più bassa e di patrimoni più elevati che hanno portato ad escludere per la causale ISPE i nuclei familiari che presentavano redditi più elevati e sia il mancato aggiornamento delle soglie, ha fatto da “freno” all’incremento della somma dei redditi, restituendo così un valore medio più basso.

La media del reddito figurativo del patrimonio mobiliare ha quasi lo stesso andamento della media della somma dei redditi e una notevole riduzione, di quasi quattro quinti, si rileva con l’applicazione del nuovo ISEE; tale riduzione è dovuta al fatto che nella precedente normativa tutto il patrimonio mobiliare concorreva alla determinazione del reddito figurativo, mentre nell’ISEE riformato depositi e conti correnti bancari e postali sono esclusi dalla base di calcolo.

Per quanto concerne le detrazioni sul reddito del nucleo familiare, il confronto tra i vari anni accademici non risulta agevole. Nell’anno accademico 2015-2016 il valore medio delle detrazioni è molto più elevato rispetto sia all’anno precedente che all’anno successivo in quanto in tale voce era ricompresa, oltre al canone di locazione dell’abitazione principale, anche l’alternativa tra la spesa sostenuta per collaboratori domestici e addetti all'assistenza personale o la retta versata per il ricovero presso strutture residenziali in caso di persone non autosufficienti presenti nel nucleo oltre anche a una franchigia variabile da 4.000 a 9.500 se nel nucleo fossero state presenti persone con disabilità, calibrata sul grado di invalidità e la minorennità della persona.  A partire dall’anno accademico 2016-2017, a seguito delle sentenze del Consiglio di Stato del 2016, queste ultime voci non sono più presenti nelle detrazioni, rimanendo solo il canone di locazione. Il valore medio, anche dopo le sentenze citate, risulta comunque sempre più alto degli anni accademici pre-riforma, in quanto è stata alzata la soglia di detraibilità del canone di locazione da 5.164,45 a 7.000,00 euro, ulteriormente incrementabile di 500 euro per ogni figlio convivente successivo al secondo.

2.4    La scala di equivalenza

Relativamente alla scala di equivalenza del nucleo familiare, per gli anni accademici 2013-2014 e 2014-2015, l’attestazione ISEE non riporta i valori suddivisi tra parametro base legato alla numerosità del nucleo familiare ed eventuali maggiorazioni applicate (in presenza di figli minori, disabili ecc…) ma riporta il numero complessivo al lordo delle maggiorazioni, pertanto il parametro base è stato rideterminato in base al numero dei componenti presenti nel modello della dichiarazione sostitutiva pre-riforma.

Si nota, in tabella 11, che il parametro base ha un aumento dello 0,76% in corrispondenza dell’anno di prima applicazione della riforma. Tale dato può derivare sia da una maggiore presenza di nuclei più numerosi rispetto ai precedenti anni, sia dal fatto che il nuovo ISEE ha considerato nuclei familiari “allargati”. Infatti, rispetto alla precedente normativa, i genitori non spostati ma che abbiano riconosciuto i figli entrano a far parte, ai fini delle prestazioni per il diritto allo studio universitario, dello stesso nucleo familiare dello studente.

 

Tabella 11 – medie parametro, scala equivalenza e maggiorazione, anni accademici dal 2013-2014 al 2017-2018

anno accademico

parametro

maggiorazione

scala equivalenza

2013-2014

2,3660

0,0764

2,4423

2014-2015

2,3657

0,0807

2,4485

2015-2016

2,3838

0,0743

2,4580

2016-2017

2,3827

0,1111

2,4938

2017-2018

2,3872

0,1334

2,5206

 

Questo dato è chiaramente rilevabile solo con le nuove regole ISEE e dalla verifica delle tipologie di DSU utilizzate nei tre anni accademici, risulta che nell’anno 2015-2016 le attestazioni con il genitore attratto erano l’1,55% mentre scendono al 0,79% nel 2016-2017 e al 0,71% nel 2017-2018. Difatti nel grafico 17 si può rilevare una leggera flessione del valore medio del parametro. Quindi si può affermare che, sicuramente, parte del maggior valore del parametro nell’anno accademico 2015-2016 è imputabile a questo tipo di nucleo familiare, mentre il motivo per cui sia più presente in questo anno non possibile saperlo, anche se in fase di prima applicazione è emerso che sono stati erroneamente aggregati genitori al nucleo familiare dello studente, pur essendo separati o divorziati.

Grafico 17 – andamento della media del parametro, anni accademici dal 2013-2014 al 2017-2018

 


La media della maggiorazione, grafico 18, ha invece un andamento sempre crescente – eccettuato l’anno accademico 2015-2016 – dovuto al fatto che sono state incrementate le casistiche familiari per le quali si applicano le maggiorazioni. L’eccezione, invece, è originata dal fatto che l’ISEE riformato inizialmente non prevedeva alcuna maggiorazione della scala di equivalenza in caso di presenza di soggetti disabili nel nucleo familiare, ma solo un articolato sistema di detrazioni dalla somma dei redditi. La sentenza del Consiglio di Stato ha poi annullato questo meccanismo e il D.L. 42/2016 convertito con L. 89/2016 ha ripristinato il previgente sistema delle maggiorazioni a partire dall’ISEE del 2016.

 

Grafico 18 – andamento della media delle maggiorazioni, anni accademici dal 2013-2014 al 2017-2018

 


Complessivamente la scala di equivalenza ha un andamento medio crescente con incrementi maggiori a partire dall’anno accademico 2016-2017, in concomitanza con il ripristino della maggiorazione di 0,50 punti in caso di presenza di soggetti disabili nel nucleo familiare.

2.5    Le tipologie lavorative

Alcuni ulteriori caratteristiche rilevabili dalle dichiarazioni sostitutive uniche sono quelle relative alla tipologia di lavoro.

Sono riportate di seguito due tabelle. La prima (tabella 12) indica le quote relative alla presenza nel nucleo familiare di almeno una delle tipologie di lavoro, tenendo in considerazione solo coloro che potrebbero essere i genitori o i nonni degli studenti e assumendo che questi abbiano almeno 18 anni compiuti nell’anno di nascita dello studente più giovane, cioè quello di prima immatricolazione (ipotizzato che uno studente matricola si iscrive per la prima volta all’università a 19 anni di età).

La seconda (tabella 13) riporta tutte le persone presenti nel nucleo senza limitazioni di età.

 

Tabella 12 – tipologie lavori filtrate per età, anni accademici dal 2013-2014 al 2017-2018.

anno accademico

casalinga

Autonomo, imprenditore, libero professionista**

Lavoro dipendente*

Lavoro accessorio  occasionale

Parasubordinato,         co.co.co

pensionato

disoccupato

cassa integrazione

2013-2014

31,44%

18,96%

69,18%

 

0,52%

12,02%

17,80%

0,98%

2014-2015

32,60%

19,16%

67,60%

 

0,46%

11,16%

20,32%

1,14%

2015-2016

27,54%

12,88%

65,18%

0,43%

0,19%

9,20%

17,13%

2,23%

2016-2017

28,17%

14,34%

66,33%

0,57%

0,31%

8,97%

18,78%

2,47%

2017-2018

31,56%

16,50%

73,35%

0,63%

0,43%

10,06%

18,93%

2,38%

*Il lavoro dipendente include sia il tempo determinato che indeterminato.

**Il lavoro autonomo nel modello DSU pre-riforma era suddiviso nelle voci: autonomo, libero professionista, imprenditore.

 

Dalla tabella 12 si rileva che il lavoro di tipo dipendente è quello più presente. In tutti gli anni accademici considerati, quasi sette nuclei familiari su dieci avevano la presenza di almeno un lavoratore dipendente. Tra le categorie che con la prima applicazione della riforma ISEE hanno subìto maggiori variazioni, riducendosi, si rilevano le casalinghe e i lavoratori autonomi; circa tre nuclei familiari su dieci vedono la presenza di una casalinga mentre per i lavoratori autonomi la percentuale è di poco più di almeno un lavoratore su dieci nuclei familiari. Dal secondo anno di utilizzo dell’ISEE riformato i valori tendono tutti a ricrescere e ponendo a confronto l’ultimo anno accademico con il 2013-2014 si rileva che i lavoratori autonomi hanno un saldo negativo di circa 2,5 punti percentuali, mentre i lavoratori dipendenti vedono un incremento di poco oltre i 4 punti. L’altra tipologia di reddito che la riforma ha agevolato, quello da pensione, decresce di circa due punti.

Se invece si prendono in considerazione tutte le persone presenti nel nucleo familiare senza filtrare in base all’età (tabella 13), le percentuali non registrano grandi differenze. Ad aumentare in misura maggiore sono il lavoro dipendente e i disoccupati, che sono pertanto le caratteristiche dei soggetti più giovani presenti nei nuclei familiari.

 

Tabella 13 tipologie lavori, anni accademici dal 2013-2014 al 2017-2018

anno accadem.

casalinga

Autonomo, imprenditore, libero professionista

Lavoro dipendente

Lavoro accessorio, occasionale

Parasubordinato ,      co.co.co

pensionato

disoccupato

cassa integrazione

2013-2014

34,36%

19,94%

73,32%

0,63%

12,22%

24,39%

1,00%

2014-2015

33,03%

20,21%

71,60%

0,61%

11,44%

28,29%

1,18%

2015-2016

32,95%

14,71%

75,31%

0,83%

0,38%

10,98%

24,50%

2,54%

2016-2017

31,55%

16,46%

79,24%

1,06%

0,47%

10,42%

26,58%

2,84%

2017-2018

31,98%

17,28%

79,57%

1,24%

0,55%

10,34%

25,29%

2,77%

 



[1] Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 9 aprile 2001, “Uniformità di trattamento sul diritto agli studi universitari, ai sensi dell'articolo 4 della legge 2 dicembre 1991, n. 390" stabilisce, all’art. 4 c. 12, che “I termini per la richiesta delle borse di studio e dei servizi abitativi devono essere stabiliti […] in modo da consentire che le procedure amministrative siano completate e rese ufficiali […] entro l'inizio dei corsi per le borse di studio…Sempre lo stesso decreto, poi, stabilisce dei criteri stringenti sulle tempistiche di pubblicazione del bando di concorso e delle graduatorie ai fini di un diverso riparto, tra le Regioni, dei finanziamenti statali per le borse di studio. In particolare, all’art. 16 c. 4, è previsto:  pubblicazione dei bandi per i concorsi per la borsa di studio e i servizi abitativi almeno quarantacinque giorni prima della rispettiva scadenza; pubblicazione delle graduatorie per la concessione delle borse di studio e dei servizi abitativi non oltre il 31 ottobre.

 

[2] Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 9 aprile 2001 dal titolo “Uniformità di trattamento sul diritto agli studi universitari, ai sensi dell'articolo 4 della legge 2 dicembre 1991, n. 390", all’art. 5 c. 11 stabilisce che “… dall'anno accademico 2002/03, i limiti massimi dell'Indicatore della situazione economica equivalente e dell'Indicatore della situazione patrimoniale equivalente sono aggiornati annualmente con decreto del Ministro emanato entro il 28 febbraio”. Non tutti gli anni è comunque stato emanato tale decreto e quasi mai è stata rispettata tale scadenza.

[3] Studenti con handicap riconosciuto ai sensi dell’art. 3, comma 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, o con invalidità non inferiore al 66%.

[4] Studenti che svolgono attività sportiva a livello agonistico in ambito nazionale.

[5] Tale previsione derivava dalla previgente disposizione del DPCM 9 aprile 2001, che all’art. 5, c. 6 recitava: ”Ai sensi del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 109, articolo 3, comma 2-bis, e successive modificazioni ed integrazioni, al fine di tenere adeguatamente conto dei soggetti che sostengono effettivamente l'onere di mantenimento dello studente, il reddito ed il patrimonio dei fratelli e delle sorelle dello studente facenti parte del nucleo familiare concorrono alla formazione di tutti gli indicatori della condizione economica di cui al presente articolo nella misura del 50 per cento”. A seguito della riforma ISEE che ha abrogato tale D.lgs. è venuto meno il rinvio recettizio a tale disposizione, lasciando facoltà alle singole Regioni, già intestatarie di competenze residuali esclusive in materia di diritto allo studio a seguito della riforma del titolo V della Costituzione del 2001, di adottare l’ISEE universitario o di prevedere ulteriori criteri migliorativi per l’individuazione dei beneficiari fermo restando la valutazione della condizione economica complessiva del nucleo familiare attraverso l'ISEE. Dall’anno accademico la Regione Toscana 2016-2017 non ha più adottato questa possibilità.

[6] Lo studio IRPET riporta anche i dati aggregati della Regione Toscana, dove rispetto al 2014-2015 l’anno successivo vede un decremento delle domande di borsa di studio degli studenti con nuclei familiari residenti in Italia del 15,00%. Tale dato è tuttavia riferito al confronto con i dati dell’anno accademico 2014-2015 comprensivi della seconda scadenza.

[7] In altri studi, peraltro, si pone in evidenza che sia possibile che le borse non influenzino in modo determinante l’accesso all’università e chi vuole iscriversi deciderebbe di farlo comunque (Mo Costabella , 2006, pag. 267).

Anche Covizzi, Vergolini e Zanini, sostengono che “non vi è alcun impatto della borsa sui tassi di iscrizione all’università. Non emerge, perciò, alcuna indicazione di cambiamento nelle scelte di proseguimento degli studi indotto direttamente dagli incentivi monetari legati alla borsa, [in quanto per] gli studenti [che] ottengono voti elevati all’esame di maturità è ragionevole pensare che questi diventino per i genitori dei buoni indicatori del futuro successo scolastico e quindi un forte incentivo all’investimento in ulteriore istruzione”, gli stessi autori comunque segnalano che il campione utilizzato per lo studio è limitato solo alle famiglie a basso e medio reddito e che quindi resta difficile trarre conclusioni definitive. Gli autori poi segnalano altri lavori (relativi a contesti stranieri) che invece dimostrano che la borsa di studio ha un impatto rilevante sulla decisione di iscriversi all’università.

[8] Anche nell’ultimo rapporto di monitoraggio del 2018 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali sull’ISEE 2016 si rileva una forte contrazione (-30%) delle dichiarazioni sostitutive uniche presentate nel sud Italia, compensate dall’incremento di quelle provenienti dal centro-nord.

[9] Queste variazioni sono imputabili ad un “effetto annuncio”, infatti Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali nel suo rapporto di monitoraggio sull’ISEE 2015 evidenzia che “già dopo l’annuncio della riforma, nel triennio 2012-14, si era cominciata a ridurre la quota di sotto dichiarazioni (da circa l’80% a meno del 70% quelle con patrimonio mobiliare nullo)”.

[10] Nella dichiarazione sostitutiva unica non sono indicati i rapporti di parentela.

[11] L’Agenzia delle Entrate ha comunicato una percentuale decrescente di difformità, che va dal 15,50% di Ottobre 2015 al 9,71% di Aprile 2016. Fonte: “L’utilizzo dell’anagrafe dei rapporti finanziari ai fini dell’attività di controllo fiscale”, Corte dei Conti, Deliberazione 26 luglio 2017.