L’accesso alle borse di studio nell’Università di Pisa. Analisi descrittiva
I dati analizzati
riguardano le domande di borsa di studio e quindi i relativi dati economici e
condizioni sociali dei nuclei familiari, presentate dagli studenti iscritti – o
che intendevano iscriversi – all’Università di Pisa, di competenza della sede
pisana dell’Azienda Regionale per il diritto allo studio universitario della
Toscana (Azienda ARDSU o Azienda).
La domanda di borsa di
studio può essere presentata, in un arco temporale che generalmente inizia a
metà luglio e si conclude a metà settembre[1],
dagli studenti che sono già iscritti all’università, per un qualsiasi anno di
frequenza, indipendentemente dal fatto che uno studente sia stato beneficiario
o meno di borsa di studio negli anni precedenti. Può essere presentata anche da
studenti che ancora non sono iscritti ma intendono procedere all’iscrizione per
il medesimo anno accademico per il quale richiedono il beneficio.
Per l’Azienda non sono
previste limitazioni di sorta, economiche o di merito, relativamente alla
presentazione delle domande, anche in considerazione della natura concorsuale,
quindi erga omnes, del beneficio da
assegnare.
Gli studenti, per
dimostrare la loro condizione economica, devono indicare il protocollo
dell’attestazione ISEE relativa al proprio nucleo familiare, attestazione che
viene poi acquisita nel database
aziendale attraverso scambio informatico dei dati con l’INPS (fino all’anno
accademico 2012-2013 i dati occorrenti per la verifica dei requisiti economici
erano indicati direttamente dallo studente nella domanda di borsa di studio). Gli
studenti non residenti nell’Unione Europea devono presentare apposita
documentazione rilasciata dalle competenti autorità del paese relativa ai redditi
e al patrimonio, legalizzata dalle Autorità diplomatiche italiane competenti
per il territorio e con traduzione in lingua italiana attestata dalle Autorità
stesse. L’ulteriore variante riguarda gli studenti stranieri ma residenti nell’Unione
Europea, che presentano una autocertificazione della propria situazione
reddituale e patrimoniale e quindi senza necessità di legalizzazione e
traduzione ufficiale. Nella analisi dei dati socio-economici, questo lavoro
esclude, pertanto, queste ultime due tipologie di studenti che non utilizzano
l’ISEE per la dimostrazione dei requisiti economici ai fini dell’accesso alla
borsa di studio.
Per ogni anno accademico le
soglie massime di ISEE e ISPE possono essere aggiornate (solitamente in
aumento) nel rispetto dei limiti stabiliti da Ministero dell'Istruzione,
dell'Università e della Ricerca[2].
Nei fatti la Regione Toscana ha quasi sempre aggiornato i limiti incrementandoli
(Tabella 2).
Tabella 2 – limiti in euro ISEE
e ISPE anni accademici dal 2010-2011 al 2017-2018
anno
accademico |
limiti
ordinari |
limiti
particolari |
||
ISEE |
ISPE |
ISEE |
ISPE |
|
2010-2011 |
17.000 |
30.000 |
20.000 |
31.000 |
2011-2012 |
17.000 |
30.000 |
20.000 |
31.000 |
2012-2013 |
18.000 |
31.000 |
21.000 |
32.000 |
2013-2014 |
19.000 |
31.500 |
22.000 |
32.500 |
2014-2015 |
19.000 |
33.000 |
22.000 |
33.500 |
2015-2016 |
20.000 |
33.000 |
25.000 |
35.000 |
2016-2017 |
22.000 |
45.000 |
27.000 |
50.000 |
2017-2018 |
22.000 |
45.000 |
27.000 |
50.000 |
I limiti particolari sono
quelli riservati agli studenti in condizione di disabilità[3]
e in condizione di detenzione, ai quali si aggiungono a partire dall’anno
accademico 2012-2013 gli studenti con figli minori e dall’anno accademico 2017-2018
gli studenti atleti[4]. Occorre
poi precisare che fino all’anno accademico 2015-2016 compreso, i redditi e i
patrimoni dei fratelli e delle sorelle, dello studente richiedente il beneficio,
venivano considerati al 50% di quanto indicato nelle dichiarazioni sostitutive
uniche, generando i parametri ISEE prestazione e ISPE prestazione – chiaramente
inferiori ai parametri ISEE e ISPE ordinari[5].
2.1
Le domande di borsa di studio
Fatte queste premesse è
possibile adesso riportare gli andamenti delle domande di borsa di studio
considerando tutti gli studenti, pertanto inclusi gli studenti con nuclei familiari
residenti all’estero (tabella 3).
Si può quindi rilevare
che le domande di borsa di studio hanno avuto una tendenza crescente dall’anno
accademico 2010-2011 fino all’anno accademico 2013-2014. Nell’anno accademico
2014-2015 c’è stata una flessione, sia per gli studenti con nuclei familiari i
cui redditi sono prodotti in Italia sia per quelli prodotti all’estero, per poi
ricrescere nuovamente a partire dall’anno accademico successivo. Nell’anno
accademico 2014-2015 vi sono state però due scadenze per la presentazione delle
domande di borsa di studio, una a metà settembre e una a metà ottobre, e in
considerazione di ciò il trend crescente
comprenderebbe anche l’anno accademico 2014-2015. Tuttavia, è da ritiene più
corretto mantenere il confronto con i dati relativi alla sola prima scadenza,
in considerazione del fatto che anche gli anni precedenti e quelli successivi
hanno avuto una scadenza unica e sempre con data intorno a metà settembre.
Tabella 3 – domande di borsa di
studio anni accademici dal 2010-2011 al 2017-2018
anno accademico |
domande |
Italiani |
stranieri |
2010-2011 |
6433 |
6105 |
328 |
2011-2012 |
6356 |
6022 |
334 |
2012-2013 |
6666 |
6333 |
333 |
2013-2014 |
7320 |
6939 |
381 |
2014-2015 |
6824 |
6481 |
343 |
2014-2015 II° scadenza |
8905 |
8465 |
440 |
2015-2016 |
7679 |
7277 |
402 |
2016-2017 |
7953 |
7552 |
401 |
2017-2018 |
8113 |
7688 |
425 |
L’anno accademico
2015-2016 ha visto quindi crescere nuovamente la richiesta di benefici sia da
parte di studenti italiani sia da parte di studenti stranieri; i primi sono
cresciuti del 12,28% mentre i secondi del 17,20%. Precisato che questa analisi
riguarda solo le domande presentate presso la sede del diritto allo studio di
Pisa, tale dato è in controtendenza rispetto al livello nazionale che segna una
flessione del 14,40% di domande di borsa di studio nell’anno accademico
2015-2016 rispetto a quello precedente (IRPET, 2016, p. 16)[6].
Se si confronta
l’andamento delle domande di borsa di studio con le iscrizioni all’Università
di Pisa (tabella 4) si rilevano tendenze
differenti. Le iscrizioni sono calate dall’anno accademico 2010-2011
fino all’anno accademico 2015-2016 con l’eccezione dell’anno 2014-2015. Il trend risulta poi invertirsi dall’anno
2016-2017. Per gli stranieri invece le iscrizioni sono costantemente in
crescita dall’anno accademico 2010-2011. È da mettere in evidenza che lo
studente può subordinare l’iscrizione all’università all’ottenimento della
borsa di studio e nel caso dell’anno accademico 2014-2015 l’aver avuto una
seconda scadenza con un ulteriore mese per presentare domanda di borsa di
studio può aver trainato al rialzo le iscrizioni (sono state presentate 2.081
domande in più di benefici con la seconda scadenza).
Tabella 4 – iscrizioni Università
di Pisa, italiani e stranieri, anni accademici dal 2010-2011 al 2017-2018
anno
accademico |
italiani |
stranieri |
2010-2011 |
47789 |
1430 |
2011-2012 |
47464 |
1464 |
2012-2013 |
46063 |
1482 |
2013-2014 |
45804 |
1598 |
2014-2015 |
46052 |
1686 |
2015-2016 |
45824 |
1770 |
2016-2017 |
46150 |
1939 |
2017-2018 |
46949 |
1941 |
Fonte: Servizi statistici
Università di Pisa
Difatti nella tabella 4
si osserva che le iscrizioni sono andate calando fino all’anno accademico
2013-2014 e si può supporre che anche per l’anno successivo si avrebbe avuto lo
stesso andamento se vi fosse stata la scadenza unica al 15 settembre 2014; poi,
dall’anno accademico 2015-2016, le iscrizioni sono tornate a crescere. Non
sempre tuttavia si può trovare questa associazione, infatti nell’anno
accademico 2013-2014 pur con una maggior quantità di domande di borsa di studio
presentate, con una maggiore quantità di vincitori rispetto all’anno precedente
e con un maggior tasso di vincitori di borsa di studio, le iscrizioni degli
studenti italiani sono calate[7].
Pertanto, una possibile
ipotesi dell’aumento delle domande di borsa di studio nell’anno accademico
2015-2016 è da imputare sia all’incremento delle iscrizioni all’Università –
che peraltro potrebbero esse stesse state trainate dalle maggior domande
presentate nell’anno accademico precedente – sia direttamente alla seconda
scadenza per presentare la domanda di borsa di studio nell’anno accademico
2014-2015. Questa ultima circostanza ha inciso sul numero di domande di borsa per
l’anno accademico 2015-2016 incrementando il numero di coloro che, ormai già
iscritti l’anno precedente, ripresentano domanda di benefici l’anno successivo.
Sostanzialmente si potrebbe dire che la doppia scadenza ha falsato quello che
sarebbe stato il normale trend, tuttavia
risulta difficile affermare che in sua assenza le iscrizioni nell’anno
accademico 2015-2016 sarebbero aumentate portando anche ad un aumento delle
domande di borsa di studio tale da sovracompensare il fenomeno della
contrazione che invece si è registrato a livello di media nazionale.
Infine è da rilevare che
a livello nazionale una contrazione delle domande di borsa di studio può essere
stata causata dalla circostanza che, nel primo anno di applicazione delle
riforma, per alcune Regioni riportate nello studio IRPET, i limiti ISEE e ISPE
per l’accesso alle borse di studio sono rimasti invariati rispetto all’anno
accademico precedente (cfr. tabella 2), mentre in altre i limiti sono stati
addirittura ridotti, pur con un prevedibile incremento dei valori medi dei
nuovi indicatori riformati.
Se i dati delle domande
di borse di studio si scompongono in base alla macroregione in cui risulta
residente lo studente, si possono osservare degli andamenti abbastanza definiti
(tabella 5).
Con l’entrata in funzione
delle nuove regole ISEE si è registrata una contrazione delle domande di borsa
di studio presentate da studenti residenti nel mezzogiorno a favore
prevalentemente di quelli provenienti dal centro e dal nord Italia. Questo trend è pressoché rimasto costante anche
nei due successivi anni accademici alla riforma e nell’anno accademico
2017-2018 è possibile rilevare che gli studenti provenienti dal sud Italia
hanno una quota di domande di borsa di studio simile a quella dell’anno
2013-2014, mentre per gli studenti provenienti dal nord Italia questo confronto
segna un incremento del 32% circa, così come per quelli del centro Italia ma
con una percentuale inferiore, circa 17%.
Tabella 5 – variazione domande borsa di studio
nell’anno accademico x rispetto all’anno accademico x-1
anno accademico |
Nord |
± su a.a. precedente |
Centro |
± su a.a. precedente |
Sud e isole |
± su a.a. precedente |
2010-2011 |
446 |
|
3062 |
|
2597 |
|
2011-2012 |
420 |
-5,83% |
3056 |
-0,20% |
2546 |
-1,96% |
2012-2013 |
460 |
9,52% |
3196 |
4,58% |
2677 |
5,15% |
2013-2014 |
495 |
7,61% |
3566 |
11,58% |
2878 |
7,51% |
2014-2015 |
476 |
-3,84% |
3309 |
-7,21% |
2696 |
-6,32% |
2015-2016 |
557 |
17,02% |
3848 |
16,29% |
2872 |
6,53% |
2016-2017 |
598 |
7,36% |
4068 |
5,72% |
2886 |
0,49% |
2017-2018 |
665 |
11,20% |
4150 |
2,02% |
2873 |
-0,45% |
1.1 Le
esclusioni, andamenti e causali di esclusione
L’aumento delle domande
di borsa di studio non porta necessariamente con sé un aumento dei vincitori di
tale beneficio e per alcuni anni si registrano andamenti opposti, aumentano le
domande ma diminuiscono i vincitori (tabella 6).
Tabella 6 – percentuale di
vincitori su domande presentate, anni accademici dal 2010-2011 al 2017-2018
anno accademico |
domande |
vincitori |
esclusi |
% vincitori |
2010-2011 |
6433 |
4532 |
1901 |
70,45% |
2011-2012 |
6356 |
4461 |
1895 |
70,19% |
2012-2013 |
6666 |
4600 |
2066 |
69,01% |
2013-2014 |
7320 |
5362 |
1958 |
73,25% |
2014-2015 |
6824 |
5246 |
1578 |
76,88% |
2015-2016 |
7679 |
4898 |
2781 |
63,78% |
2016-2017 |
7953 |
5745 |
2208 |
72,24% |
2017-2018 |
8113 |
5708 |
2405 |
70,36% |
Dagli esiti delle
graduatorie, suddivise tra studenti stranieri e studenti italiani, si rileva un
diverso tasso di idoneità (tabella 7)
Tabella 7 –vincitori ed esclusi,
italiani e stranieri, anni accademici dal 2010-2011 al 2017-2018
anno accademico |
vincitori |
esclusi |
||||
totali |
italiani |
stranieri |
totali |
italiani |
stranieri |
|
2010-2011 |
4532 |
4245 |
287 |
1901 |
1860 |
41 |
2011-2012 |
4461 |
4163 |
298 |
1895 |
1859 |
36 |
2012-2013 |
4600 |
4294 |
306 |
2066 |
2039 |
27 |
2013-2014 |
5362 |
5013 |
349 |
1958 |
1926 |
32 |
2014-2015 |
5246 |
4928 |
318 |
1578 |
1553 |
25 |
2015-2016 |
4898 |
4537 |
361 |
2781 |
2740 |
41 |
2016-2017 |
5745 |
5387 |
358 |
2208 |
2165 |
43 |
2017-2018 |
5708 |
5305 |
403 |
2405 |
2347 |
58 |
Generalmente tra gli
studenti stranieri il tasso di vincitori di borsa di studio oscilla intorno al
90% con valori che vanno dall’87,50% dell’anno accademico 2010-2011 al 94,82%
dell’anno accademico 2017-2018 pari a uno scarto del 7,32%. Tra gli studenti italiani
il tasso dei vincitori ha maggiori oscillazioni, con uno scarto del 13,69%. È
comunque da precisare che il tasso più basso, del 62,35%, è relativo all’anno
accademico di prima applicazione della riforma, cioè 2015-2016.
Grafico 1 – andamento del tasso dei vincitori borsa
di studio, italiani e stranieri, anni accademici dal 2010-2011 al 2017-2018
Se per ipotesi questo
valore fosse tolto dalla serie storica lo scarto sarebbe dell’8,23%, quindi
abbastanza vicino a quello degli stranieri, con tassi di vincitori di borsa di
studio pre-riforma e post-riforma (eccetto l’anno 2015-2016) abbastanza simili (grafico
1).
Sebbene le esclusioni siano
imputabili sia a motivi economici che di merito (o anche legate ad altri
aspetti amministrativi), i dati suggeriscono un effetto negativo sui vincitori
di borsa di studio solo per il primo anno di applicazione dell’ISEE riformato.
Tale percezione sembra ulteriormente confermata se si guarda alle diverse causali
di esclusione: nel caso dell’anno accademico 2013-2014 le causali di esclusione
di tipo economico (superamento delle soglie ISEE, ISPE, ed entrambe),
singolarmente o insieme ad altre, erano il 55,45%, nell’anno accademico
2014-2015 erano il 62,56%, nell’anno accademico 2015-2016 erano il 66,33% e
dall’anno accademico 2016-2017 ritorna a valori più vicini a quelli prima della
riforma con il 54,73%, mentre nell’ultimo anno accademico disponibile,
2017-2018, le causali economiche di esclusione (singole o associate con altre
causali) erano il 56,70%.
Grafico 2 – andamento del tasso dei vincitori borsa
di studio e causali economiche di esclusione, anni accademici dal 2013-2014 al
2017-2018, studenti italiani
Ad eccezione dell’anno
accademico 2014-2015, dove sia il tasso dei vincitori sia le causali di
esclusione di tipo economico hanno un andamento crescente, negli anni
successivi i due dati presentano andamenti inversamente proporzionali, al
crescere delle esclusioni di tipo economico cala il tasso dei vincitori
(grafico 2).
Suddividendo
ulteriormente le causali di esclusione di tipo economiche in tre gruppi: per
ISEE, per ISPE ed entrambe ISEE e ISPE, si può notare che la causale ISEE,
prevalente fino all’anno accademico 2014-2015, con la prima applicazione della
riforma è divenuta la causale meno importante, per poi risalire nell’anno
successivo e attestarsi nell’accademico 2017-2018 con una percentuale di poco
superiore alla causale ISPE.
È comunque da tener
presente che sia nella causale ISPE da sola considerata che nella doppia
causale (ISEE e ISPE) il patrimonio ha la stessa importanza e quindi la somma
di queste due supera di gran lunga quella ISEE, mentre fino all’anno accademico
2012-2013 questi pesi erano in pratica invertiti (grafico 3).
Grafico 3 – andamento delle causali economiche di
esclusione, ISEE, ISPE ed entrambe, anni accademici dal 2010-2011 al 2017-2018
Questo andamento appare
coerente con l’intento del legislatore di attribuire maggior peso alla
componente patrimoniale, tuttavia è da ricordare che fino all’anno accademico
2015-2016 compreso, ai fini della valutazione del possesso dei requisiti
economici i redditi e i patrimoni dei fratelli e delle sorelle indicati nelle
DSU sono stati conteggiati al 50% e pertanto non è possibile avere un confronto
omogeneo con le causali di esclusione degli anni accademici successivi. È
sicuramente possibile affermare che se fosse invalsa ancora la regola di
conteggiare i redditi e i patrimoni dei fratelli al 50%, l’andamento
decrescente degli esclusi per causa ISEE sarebbe stato attenuato; è infatti
emerso che più frequentemente i fratelli e le sorelle abbiano prodotto redditi
ma siano privi di patrimoni. Un confronto uniforme degli indicatori sarà
possibile in seguito con l’analisi dei dati contenuti nelle attestazioni e
nelle dichiarazioni sostitutive uniche.
Pur non di interesse di
questo lavoro si indica che le causali economiche di esclusione per gli
studenti stranieri non superano il 5% nei vari anni accademici considerati.
Come già visto in
precedenza con la tabella 5, dove gli studenti sono stati suddivisi in base
alla macroregione di provenienza, anche con riferimento al tasso di vincitori e
alle causali di esclusione è utile suddividere in egual modo gli studenti.
Grafico 4 – andamento del tasso dei vincitori
suddivisi per macroregioni, anni accademici dal 2010-2011 al 2017-2018
Dal grafico 4 si rileva
che a seguito della riforma – che nell’anno accademico 2015-2016 ha portato a
una generale flessione dei vincitori – gli studenti provenienti dal mezzogiorno
non sono riusciti a recuperare il precedente tasso di idoneità, attestandosi su
valori tra il 3 e il 4% inferiori a quelli che avevano negli anni accademici
dal 2010-2011 al 2014-2015. Gli studenti del nord Italia, che a differenza di
quelli provenienti dalle altre regioni avevano subito un minor impatto sui
beneficiari a causa della riforma ISEE, dal secondo anno successivo all’applicazione
delle nuove regole non solo hanno recuperato la flessione iniziale, ma si sono attestati
su valori con percentuali più alte di circa l’1% rispetto agli anni accademici dal
2010-2011 al 2012-2013. Infine, gli studenti del centro Italia nei due anni
post riforma si sono collocati sostanzialmente sui valori dei due anni
accademici di applicazione del vecchio ISEE, perdendo in media mezzo punto
percentuale.
Allo stesso modo è
possibile differenziare le tre tipologie di esclusione secondo l’area
geografica di provenienza, suddividendole in tre grafici: nord (grafico 5),
centro (grafico 6) e sud Italia (grafico 7).
Grafico 5 – andamento delle causali economiche di
esclusione, ISEE, ISPE ed entrambe, anni accademici dal 2010-2011 al 2017-2018,
nord
Grafico 6 – andamento delle causali economiche di
esclusione, ISEE, ISPE ed entrambe, anni accademici dal 2010-2011 al 2017-2018,
centro
Grafico 7 – andamento delle causali economiche di
esclusione, ISEE, ISPE ed entrambe, anni accademici dal 2010-2011 al 2017-2018,
sud
L’ISEE era la prima causa
di esclusione, con circa il 65%, in tutte e tre le macroregioni nell’anno
accademico 2010-2011 ed ha iniziato a perdere peso a favore delle causali ove è
presente la componente patrimoniale, raggiungendo il suo punto più basso
nell’anno di prima applicazione della riforma, per poi aumentare nei due anni
successivi. Tuttavia, solo nel caso del sud Italia, nei due anni accademici
successivi alla riforma, tale causale è rimasta quella meno importante, con un
1/3 del peso dell’anno 2010-2011, circa il 20%. Nelle altre due macroregioni
questa casuale è attualmente la seconda per importanza con un peso che oscilla
tra il 35 e il 45%.
Il motivo di esclusione
dovuto al superamento di entrambi i parametri ha acquisito peso nel corso del
tempo. Pur con andamenti abbastanza differenti in tutte e tre le aree del paese,
da una percentuale di partenza, nell’anno accademico 2010-2011, per tutte le
aree di circa il 25%, questo motivo è adesso circa il 45%, ovvero la prima
causa di esclusione al centro e al sud, mentre è quasi ex equo con l’ISEE nel nord Italia.
Infine, una particolare
attenzione merita l’esclusione per causa del solo patrimonio. In tutte e le tre
aree geografiche era la terza causa di esclusione sette anni fa e tale resta
anche oggi solo nel caso del nord (circa il 15%); nel centro Italia è
nell’ultimo anno circa il 20%, con un valore quasi il doppio di quello
dell’anno accademico 2010-2011. Nel sud Italia, invece, il patrimonio è oggi la
seconda causale di esclusione, con il maggiore delta – in confronto al nord e
centro Italia – rispetto a sette anni fa, triplicando il proprio peso nei
motivi di esclusione economica.
Si può quindi affermare
che, riguardo agli studenti dell’Università di Pisa, la riforma dell’ISEE ha
comportato una contrazione delle domande di borsa di studio degli studenti
provenienti dal sud Italia e contestualmente una riduzione del tasso dei
vincitori degli stessi[8].
Il motivo principale di
questa evoluzione è da imputare al valore del patrimonio e in particolare a
quello mobiliare. Difatti il patrimonio immobiliare è cresciuto nel corso degli
anni – già nel passaggio dall’anno accademico 2013-2014 al 2014-2015, anche se
l’incremento più alto c’è stato con l’entrata in funzione delle nuove modalità
di calcolo – con un andamento parallelo per tutte le aree del paese e sia per
gli studenti vincitori che per quelli esclusi. Il patrimonio mobiliare invece,
pur essendo aumentato nel corso del tempo e in tutte le macroregioni[9],
l’andamento è risultato molto diversificato: tra gli esclusi provenienti dal
sud Italia il patrimonio mobiliare dell’anno accademico 2017-2018 e cinque
volte quello dell’anno accademico 2012-2013, mentre nelle altre due aree del
paese l’incremento è del 50% circa; anche nel gruppo dei vincitori c’è una
differenza simile, sempre utilizzando come riferimento i due anni accademici di
prima, risulta che gli studenti provenienti dal sud Italia hanno avuto un
incrementato del patrimonio mobiliare di 4,5 volte, mentre nelle due altre aree
del paese questo valore è “solo” raddoppiato.
Per apprezzare meglio il
tipo di cambiamento che la riforma ISEE ha portato, è opportuno sommare i due
motivi di esclusione che sono imputabili direttamente al patrimonio.
Dal grafico 8, si rileva
che il peso del patrimonio, è andato quasi sempre crescendo, eccetto alcune
flessioni in particolare al nord nell’anno accademico 2013-2014 (anche se è da
considerare che in numeri assoluti il sotto gruppo degli studenti del nord
Italia oscilla da un minimo di 62 a un massimo di 138 individui nell’anno
accademico 2015-2016, che sono valori nettamente inferiori alle altre macro
regioni, dove l’insieme dei dati è di circa 3/4 volte più grande per il
sud e di circa 6/7 volte più grande per il centro).
Negli ultimi due anni
successivi alla riforma, poi, il valore del patrimonio sembra essersi
stabilizzato e rispetto al primo anno di applicazione delle nuove regole
decresce di quasi il 10% in tutte le aree del paese, ponendo le causali di
esclusione rispettivamente al 57% al nord, al 65% al centro e all’80% circa al
sud.
Grafico 8 – andamento somma causali economiche
ISPE+entrambe, anni accademici dal 2010-2011 al 2017-2018, suddivisa per aree
geografiche
Per cercare invece di
spiegare la ragione del picco che si osserva nell’anno accademico 2015-2016, di
seguito si riporta la frequenza con la quale gli studenti che hanno presentato
domanda di borsa di studio nell’anno x, sono esclusi nell’anno x+1.
Grafico 9 – studenti che hanno presentato domanda di
borsa di studio sia nell’anno x che nell’anno x+1
Come si osserva,
l’andamento del grafico 9 è quasi sovrapponibile a quello del grafico 8. Gli
anni di maggior esclusione per motivi economici corrispondono agli anni nei
quali vi è meno ricambio di studenti nella richiesta di borse di studio. Negli
anni in cui vi è stato un maggior ricambio entrano nella popolazione dei
richiedenti la borsa di studio nuovi studenti appartenenti a nuclei familiari
che, con maggior frequenza, rispettano i requisiti previsti dal bando di
concorso per accedere alle borse di studio.
La stessa evidenza si
ritrova se si estrae la percentuale di studenti che sono vincitori nell’anno x
e nell’anno x+1 (grafico 10). Questi dati comprendono anche le esclusioni per
motivi di merito, amministrativi o altro, che si può comunque ragionevolmente
supporre uniformemente distribuite in tutti gli anni accademici.
Grafico
10 – andamento studenti vincitori nell’anno x
e nell’anno x+1
In questo caso
l’andamento del grafico 10 è chiaramente l’inverso di quello del grafico 9 e indica
l’andamento degli studenti che confermano la borsa di studio in due anni
consecutivi; si può osservare che nell’anno accademico 2015-2016 c’è stato un
tracollo degli studenti che erano vincitori di borsa di studio nell’anno
accademico precedente.
Come già evidenziato in
precedenza, la riforma ha ridotto sia le domande sia il numero degli studenti
vincitori di borsa di studio provenienti dal sud Italia. Il nuovo strumento per
la selezione dei beneficiari ha necessariamente modificato il profilo delle
famiglie con studenti che richiedono l’accesso al diritto allo studio, ma
mentre al nord, dopo l’impatto del primo anno di applicazione della riforma, gli
esclusi sono stati sostituiti da nuovi studenti “più poveri” in possesso dei
requisiti economici per accedere al beneficio, al sud questa sostituzione non
vi è stata. Si può dire che gli studenti del sud Italia che avrebbero maggior
bisogno di sostegno economico, secondo i nuovi criteri di giudizio dell’ISEE
riformato, non accedono al diritto allo studio e l’università rimane
appannaggio delle famiglie più ricche.
1.
Confronto anni accademici dal 2013-2014 al 2017-2018
Il lavoro prosegue adesso
con l’esame longitudinale dei dati relativi agli anni accademici dal 2013-2014
al 2017-2018, cercando di rilevare come la riforma ISEE ha influito sugli
indicatori economici, i redditi e i patrimoni delle famiglie degli studenti che
hanno richiesto le prestazioni del diritto allo studio universitario, se è
cambiata la numerosità dei nuclei familiari e se alcune tipologie di lavoratori
sono state avvantaggiate o meno dalla riforma.
Si sono utilizzati questi
anni accademici senza andare oltre a ritroso per mantenere quanto più possibile
una uniformità dei dati socio economici delle famiglie che inevitabilmente
subiscono dei cambiamenti col passare del tempo. Inoltre, in questi anni presi
in esame le soglie ISEE e ISPE non hanno subito variazioni eccessive, c’è stato
un incremento delle due soglie del 5% circa nell’anno accademico 2015-2016
rispetto all’anno 2013-2014; mentre per gli anni accademici 2016-2017 e 2017-2018
le soglie sono aumentate rispettivamente del 16% circa quella ISEE e del 45%
circa quella ISPE. Tuttavia, è necessario includere tali anni per avere una
base di dati più ampia al fine di valutare gli effetti della riforma.
I dati che sono stati
utilizzati in precedenza per illustrare gli andamenti delle domande di borsa di
studio e gli esiti sono stati oggetto di pulizia e omogeneizzazione che ha
necessariamente portato a una riduzione del dataset
ma contemporaneamente una migliore qualità dei dati. Sono stati tolti,
ovviamente, i dati relativi agli studenti con nuclei familiari residenti
all’estero i cui redditi sono valutati sulla base della documentazione
rilasciata dalle autorità del paese di residenza, tradotta e legalizzata, o
sulla base di autocertificazioni come nel caso di provenienza da paesi
appartenenti alla Unione Europea.
Sono stati tolti inoltre:
-
i dottorandi in quanto con l’ISEE riformato tali
studenti possono costituire un nucleo ristretto (solo loro) ai fini ISEE e
quindi prescindere dai redditi dei genitori anche in assenza delle condizioni per
essere considerato studente autonomo invece necessarie per gli studenti
frequentanti gli altri livelli di studio;
-
gli studenti che sono detenuti, a causa della
loro particolare condizione sociale ed economica;
-
gli studenti per i quali è stata accertata
l’irregolarità della loro condizione economica e quindi degli indicatori ISEE e
ISPE, mediante accertamento della dichiarazione sostitutiva unica, con esiti
tali da aver comportato la perdita del beneficio assegnato o la riduzione della
quota monetaria della borsa di studio. Sono invece rimasti nell’insieme dei
dati gli studenti per i quali è stata accertata una difformità della
dichiarazione sostitutiva unica senza che, tuttavia, vi sia stata una modifica
dei benefici percepiti; in tal caso sono stati utilizzati i dati con le
irregolarità irrilevanti, gli unici dati disponibili nelle dichiarazioni
sostitutive uniche;
-
gli studenti in condizioni particolari che pur
non avendo i requisiti per essere considerati indipendenti hanno presentato una
dichiarazione sostitutiva unica senza i genitori (es. orfani o privi di
rapporti con i genitori certificati dalle competenti autorità);
-
altri casi per i quali l’attestazione ISEE e la
dichiarazione sostitutiva unica non sono reperibili.
Occorre
specificare che l’analisi che segue viene fatta sui parametri standard degli indicatori
della situazione economica, quindi i redditi e i patrimoni posseduti dai
soggetti che in fase di richiesta di benefici sono stati indicati come fratelli
e sorelle dello studente sono conteggiati interamente, anziché a metà come è stato
fatto per rideterminare i valori ISEE prestazione e ISPE prestazione al fine di
valutare il possesso dei requisiti economici per accedere alla borsa di studio[10].
Gli studenti
esclusi per altre causali, come ad esempio il merito, ma che hanno comunque i
valori ISEE e ISPE sotto soglia, sono stati considerati parte della base dati
sulla quale sono state calcolate le misure di sintesi che seguono.
2.1 I
parametri ISEE e ISPE
Le prime misure che si possono verificare sono
quelle relative ai parametri ISEE e ISPE (tabella 8).
Il parametro ISEE non ha
un andamento costante, scende nell’anno accademico 2015-2016 e poi sale
nuovamente nell’anno successivo. Mentre l’ISPE subisce un incremento deciso sia
nel primo anno di applicazione della riforma che nell’anno accademico seguente
2016-2017 e nell’ultimo anno l’andamento è sostanzialmente piatto.
Tabella 8 – medie ISEE e ISPE,
anni accademici dal 2013-2014 al 2017-2018
anno
accademico |
media
ISEE |
mediana
ISEE |
media
ISPE |
mediana
ISPE |
2013-2014 |
10.603,65
|
11.127,69
|
6.407,78 |
2.781,97 |
2014-2015 |
10.358,90
|
10.767,57
|
6.551,26 |
2.715,04 |
2015-2016 |
10.347,79 |
10.675,49
|
9.107,87 |
5.731,88 |
2016-2017 |
11.115,22
|
11.366,82
|
11.878,11 |
8.245,93 |
2017-2018 |
11.325,35
|
11.528,24
|
12.184,99 |
8.252,21 |
Anzitutto è da rilevare
la crescita del peso della componente patrimoniale. Questo risulta evidente per
il fatto che la media dell’ISPE ha superato la media dell’ISEE a partire
dall’anno accademico 2016-2017 (grafico 11).
Il superamento non si è
avuto nell’anno accademico di prima applicazione della riforma in quanto,
probabilmente, due cause hanno tenuto basso il valore ISPE: una minima
persistenza del fenomeno delle sotto dichiarazioni del patrimonio mobiliare,
specie per gli ISEE elaborati nella prima parte dell’anno; la non completa
assimilazione delle nuove regole che hanno interessato il valore da dichiarare
degli immobili, quello IMU al posto di quello ICI.
Grafico 11 – andamento dei valori medi ISEE e ISPE, anni
accademici dal 2010-2011 al 2017-2018
In particolare, per
quanto riguarda l’ISEE, confrontando sia la media che la mediana si rileva che
il divario tra le due misure si è costantemente ridotto, passando da 524,04
euro dell’anno accademico 2013-2014 a 202,89 euro dell’anno 2017-2018 (grafico 12).
Grafico
12 – andamento delle media e mediana ISEE, anni
accademici dal 2013-2014 al 2017-2018
La mediana – sempre più alta
della media – negli anni precedenti la riforma si era costantemente avvicinata alla
media e ciò indicava che la quantità di attestazioni con valori bassi di ISEE era
cresciuta più dei valori alti, mentre dagli anni successivi alla riforma
entrambi i valori segnano un trend
crescente, indicando quindi un aumento dei valori più alti di ISEE.
Per quanto invece
concerne l’ISPE, le variazioni di media e mediana procedono parallelamente
(grafico 13).
Grafico
13 – andamento delle media e mediana ISPE, anni
accademici dal 2013-2014 al 2017-2018
L’incremento maggiore della media
dell’ISPE si è avuto con la prima applicazione dell’ISEE riformato, aumentata
quasi del 40% e un ulteriore incremento di non poco conto si è avuto l’anno
successivo, quasi il 30%. Nell’anno accademico 2017-2018 il valore medio sembra
stabilizzarsi con un incremento del 2,5% rispetto al precedente anno. A
differenza dell’ISEE qui la mediana è collocata al di sotto della media e il
fatto che abbiano un andamento pressoché parallelo potrebbe indicare che
comunque la riforma non ha modificato la distribuzione dei nuclei familiari che
possiedono patrimonio mobiliare e immobiliare. Questo aspetto viene verificato
in seguito con l’analisi delle altre misure di sintesi.
2.2 I
valori patrimoniali
Riguardo ai patrimoni, immobiliare e mobiliare, l’andamento del loro valore
medio è indubbiamente crescente, sia per l’operare della rivalutazione del
primo, sia per l’emersione del secondo, grazie ai controlli formali
introdotti con la riforma dell’indicatore (tabella 9).
Tabella 9 – medie patrimonio
mobiliare, immobiliare e ISP, anni accademici dal 2013-2014 al 2017-2018
anno accademico |
Media di
patrimonio mobiliare |
Media di
detrazione patrimonio mobiliare |
Media di
patrimonio immobiliare |
Media di detrazione
patrimonio immobiliare |
Media di
indicatore situazione patrimoniale (ISP) |
2013-2014 |
€ 6.748,80 |
€ 4.191,85 |
€ 39.430,88 |
€ 26.098,86 |
€ 15.888,97 |
2014-2015 |
€ 7.329,90 |
€ 4.356,84 |
€ 39.326,39 |
€ 26.113,82 |
€ 16.185,63 |
2015-2016 |
€ 11.924,13 |
€ 5.501,25 |
€ 52.210,03 |
€ 36.222,22 |
€ 22.642,67 |
2016-2017 |
€ 16.131,80 |
€ 6.486,35 |
€ 59.905,98 |
€ 39.462,74 |
€ 30.088,69 |
2017-2018 |
€ 16.934,03 |
€ 6.698,00 |
€ 60.881,17 |
€ 40.162,03 |
€ 30.955,16
|
Si evidenziano tuttavia degli andamenti differenti delle due diverse
componenti.
Il patrimonio mobiliare segna un aumento già dal primo anno qui preso in
esame, 2013-2014, anche
se ha subìto, in assoluto, l’incremento maggiore nel primo anno di applicazione
della riforma, pari a 4.594,24 euro, pur con la medesima soglia ISPE di accesso
alla borsa di studio (cioè 33.000 euro sia per l’anno accademico 2014-2015 che
per l’anno 2015-2016). Nondimeno anche per l’anno accademico successivo,
2016-2017, l’incremento è stato assai consistente, con più 4.207,67 euro rispetto
all’anno 2015-2016. Questo secondo
incremento, che non sembra dovuto a un effetto delle nuove regole ormai già in
vigore, è ipotizzabile che sia determinato dall’effettiva implementazione dei
controlli formali.
I controlli da parte dell’Agenzia delle entrate sono, infatti, operativi a
partire dal primo ottobre 2015, ovvero successivamente a tutti gli ISEE già
compilati e utilizzati per la richiesta di borsa di studio per l’anno 2015-2016
– che scadeva il 15 settembre 2015[11].
È pur vero che in questo secondo caso la soglia ISPE di accesso è passata da
33.000 a 45.000 euro consentendo un incremento del valore medio, tuttavia se si
utilizzassero i valori delle attestazioni dell’anno accademico 2016-2017 ma rientranti
solo nel limite di 33.000 euro di ISPE vi sarebbe comunque un incremento di
2.135,55 euro, con un valore medio del patrimonio mobiliare di 14.059,68 euro.
Grafico 14 – andamento delle media e mediana del
patrimonio mobiliare, anni accademici dal 2013-2014 al 2017-2018
Come si può rilevare dal confronto degli andamenti della media e della
mediana (grafico 14), la prima è sempre di più alta della seconda, ciò
significa che più della metà dei nuclei familiari che accedono alle prestazioni
del diritto allo studio ha comunque un valore del patrimonio mobiliare sotto la
media. Nel primo anno di applicazione della riforma, però, la mediana subisce
un aumento del 930% in confronto all’incremento del 62,68% della media, pur in
presenza della medesima soglia ISPE di accesso ai benefici, chiaramente nella
prima applicazione dell’ISEE riformato i controlli formali dei conti correnti
dei depositi ecc… (non) indicati nella DSU, hanno portato a questo elevato incremento,
difatti dal secondo anno queste variazioni tendono a decrescere e nel 2017-2018
sono di + 4,92% (la media) e +9,21% (la mediana) rispetto al 2016-2017.
Un ulteriore dato che risulta interessante evidenziare è quello relativo ai
patrimoni mobiliari nulli.
Grafico 15 – andamento del patrimonio mobiliare uguale
a zero, anni accademici dal 2013-2014 al 2017-2018
Le dichiarazioni sostitutive uniche che presentavano valore zero nel
patrimonio mobiliare sono passate da circa il 50% del totale del dato
pre-riforma a valori di circa il 5% nell’anno accademico 2015-2017 e poi sotto
l’1% a partire dall’anno accademico 2016-2017. Questo è indubbiamente un
risultato cercato dal decisore pubblico e attribuibile alla riforma ISEE,
ottenuto grazie ai controlli formali.
Per quanto riguarda il patrimonio immobiliare, lo stesso ha subìto un
incremento medio di circa il 33% nel passaggio dall’anno 2014-2015 all’anno
2015-2016, chiaramente per le ragioni legate alla rivalutazione, già espresse
in precedenza. Il mancato incremento della soglia ISPE da parte del MIUR (e
quindi di quella del bando di concorso) e, per questo anno accademico, una
scala di equivalenza più bassa,
hanno portato alla esclusione di molti nuclei familiari, comunque dotati di un
patrimonio non eccessivamente elevato. Il confronto tra media e mediana
evidenzia questo andamento (grafico 16).
Grafico 16 – andamento delle media e mediana del
patrimonio immobiliare, anni accademici dal 2013-2014 al 2017-2018
Come per il patrimonio mobiliare, la media si colloca sempre sopra la
mediana, indicando che la maggioranza dei nuclei familiari ha un patrimonio
immobiliare inferiore alla media. Tuttavia le tendenze sono leggermente
diverse, la mediana nei solo nel primo anno di applicazione della riforma ha
avuto un incremento minore della media, mentre negli ultimi due anni, la
mediana è cresciuta più del doppio della media, lasciando presupporre in incremento
dei nuclei familiari con maggiori proprietà immobiliari, comunque non
necessariamente proprietà immobiliare oltre la casa di abitazione, infatti
quanto questo valore è al lordo delle detrazioni e proprio in considerazione
del fatto che la media è cresciuta meno indica che i nuclei familiari dotati di
un patrimonio immobiliare relativamente grande sono calati. Verosimilmente
aumentano i nuclei familiari proprietari solo della prima casa e della
pertinenza (per la quale non si applica la detrazione prevista per la prima
casa).
2.3
I valori reddituali
A differenza di quanto
emerso per la parte patrimoniale, la componente reddituale dell’ISEE ha
andamenti diversi.
Tabella 10 – medie della somma
redditi, del reddito figurativo e delle detrazioni, anni accademici dal
2013-2014 al 2017-2018
anno accademico |
Media somma
redditi |
Media reddito
figurativo |
Media di
detrazioni |
2013/2014 |
€ 23.048,72 |
€ 381,27 |
€ 663,65 |
2014/2015 |
€ 22.501,61 |
€ 321,05 |
€ 641,52 |
2015/2016 |
€ 22.174,94 |
€ 62,15 |
€ 1.392,78 |
2016/2017 |
€ 22.567,31 |
€ 71,24 |
€ 985,08 |
2017/2018 |
€ 22.966,50 |
€ 67,20 |
€ 844,29 |
Dalla tabella 10 si
rileva che la media della somma dei redditi, nel passaggio dal vecchio ISEE al
nuovo ISEE, ha subìto una flessione di circa 327 euro ed è poi risalita di 792
euro nell’anno accademico 2017-2018. Già con le precedenti regole, comunque, la
media era scesa di circa 550 euro dall’anno accademico 2013-2014 all’anno
accademico 2014-2015. La riforma ha ampliato la tipologia dei redditi da
considerare ai fini del calcolo del valore ISEE ma ha contestualmente previsto
delle nuove detrazioni, in particolare per i redditi da lavoro dipendente e per
i redditi da pensione, che hanno assorbito gli aumenti previsti. In particolare
è da sottolineare che anche per l’anno accademico 2015-2016 la media della
somma dei redditi è abbastanza simile a quella degli anni successivi,
nonostante per tale anno la nozione di reddito includesse anche quelli
derivanti dalla condizione di disabilità (es. le indennità di accompagnamento);
probabilmente l’operare congiunto sia di una scala di equivalenza più bassa e
di patrimoni più elevati che hanno portato ad escludere per la causale ISPE i
nuclei familiari che presentavano redditi più elevati e sia il mancato
aggiornamento delle soglie, ha fatto da “freno” all’incremento della somma dei
redditi, restituendo così un valore medio più basso.
La media del reddito
figurativo del patrimonio mobiliare ha quasi lo stesso andamento della media
della somma dei redditi e una notevole riduzione, di quasi quattro quinti, si rileva
con l’applicazione del nuovo ISEE; tale riduzione è dovuta al fatto che nella
precedente normativa tutto il patrimonio mobiliare concorreva alla
determinazione del reddito figurativo, mentre nell’ISEE riformato depositi e
conti correnti bancari e postali sono esclusi dalla base di calcolo.
Per quanto concerne le
detrazioni sul reddito del nucleo familiare, il confronto tra i vari anni
accademici non risulta agevole. Nell’anno accademico 2015-2016 il valore medio
delle detrazioni è molto più elevato rispetto sia all’anno precedente che
all’anno successivo in quanto in tale voce era ricompresa, oltre al canone di
locazione dell’abitazione principale, anche l’alternativa tra la spesa
sostenuta per collaboratori domestici e addetti all'assistenza personale o la
retta versata per il ricovero presso strutture residenziali in caso di persone non
autosufficienti presenti nel nucleo oltre anche a una franchigia variabile da
4.000 a 9.500 se nel nucleo fossero state presenti persone con disabilità,
calibrata sul grado di invalidità e la minorennità della persona. A partire dall’anno accademico 2016-2017, a
seguito delle sentenze del Consiglio di Stato del 2016, queste ultime voci non
sono più presenti nelle detrazioni, rimanendo solo il canone di locazione. Il
valore medio, anche dopo le sentenze citate, risulta comunque sempre più alto
degli anni accademici pre-riforma, in quanto è stata alzata la soglia di
detraibilità del canone di locazione da 5.164,45 a 7.000,00 euro, ulteriormente
incrementabile di 500 euro per ogni figlio convivente successivo al secondo.
2.4
La scala di equivalenza
Relativamente alla scala
di equivalenza del nucleo familiare, per gli anni accademici 2013-2014 e
2014-2015, l’attestazione ISEE non riporta i valori suddivisi tra parametro
base legato alla numerosità del nucleo familiare ed eventuali maggiorazioni
applicate (in presenza di figli minori, disabili ecc…) ma riporta il numero
complessivo al lordo delle maggiorazioni, pertanto il parametro base è stato
rideterminato in base al numero dei componenti presenti nel modello della
dichiarazione sostitutiva pre-riforma.
Si nota, in tabella 11,
che il parametro base ha un aumento dello 0,76% in corrispondenza dell’anno di
prima applicazione della riforma. Tale dato può derivare sia da una maggiore
presenza di nuclei più numerosi rispetto ai precedenti anni, sia dal fatto che
il nuovo ISEE ha considerato nuclei familiari “allargati”. Infatti, rispetto
alla precedente normativa, i genitori non spostati ma che abbiano riconosciuto
i figli entrano a far parte, ai fini delle prestazioni per il diritto allo
studio universitario, dello stesso nucleo familiare dello studente.
Tabella 11 – medie parametro,
scala equivalenza e maggiorazione, anni accademici dal 2013-2014 al 2017-2018
anno accademico |
parametro |
maggiorazione |
scala
equivalenza |
2013-2014 |
2,3660 |
0,0764 |
2,4423 |
2014-2015 |
2,3657 |
0,0807 |
2,4485 |
2015-2016 |
2,3838 |
0,0743 |
2,4580 |
2016-2017 |
2,3827 |
0,1111 |
2,4938 |
2017-2018 |
2,3872 |
0,1334 |
2,5206 |
Questo dato è chiaramente
rilevabile solo con le nuove regole ISEE e dalla verifica delle tipologie di
DSU utilizzate nei tre anni accademici, risulta che nell’anno 2015-2016 le
attestazioni con il genitore attratto erano l’1,55% mentre scendono al 0,79%
nel 2016-2017 e al 0,71% nel 2017-2018. Difatti nel grafico 17 si può rilevare
una leggera flessione del valore medio del parametro. Quindi si può affermare
che, sicuramente, parte del maggior valore del parametro nell’anno accademico
2015-2016 è imputabile a questo tipo di nucleo familiare, mentre il motivo per
cui sia più presente in questo anno non possibile saperlo, anche se in fase di
prima applicazione è emerso che sono stati erroneamente aggregati genitori al
nucleo familiare dello studente, pur essendo separati o divorziati.
Grafico 17 – andamento della media del parametro, anni
accademici dal 2013-2014 al 2017-2018
La media della maggiorazione,
grafico 18, ha invece un andamento sempre crescente – eccettuato l’anno
accademico 2015-2016 – dovuto al fatto che sono state incrementate le
casistiche familiari per le quali si applicano le maggiorazioni. L’eccezione,
invece, è originata dal fatto che l’ISEE riformato inizialmente non prevedeva
alcuna maggiorazione della scala di equivalenza in caso di presenza di soggetti
disabili nel nucleo familiare, ma solo un articolato sistema di detrazioni
dalla somma dei redditi. La sentenza del Consiglio di Stato ha poi annullato
questo meccanismo e il D.L. 42/2016 convertito con L. 89/2016 ha ripristinato
il previgente sistema delle maggiorazioni a partire dall’ISEE del 2016.
Grafico 18 – andamento della media delle maggiorazioni,
anni accademici dal 2013-2014 al 2017-2018
Complessivamente la scala
di equivalenza ha un andamento medio crescente con incrementi maggiori a
partire dall’anno accademico 2016-2017, in concomitanza con il ripristino della
maggiorazione di 0,50 punti in caso di presenza di soggetti disabili nel nucleo
familiare.
2.5
Le tipologie lavorative
Alcuni ulteriori
caratteristiche rilevabili dalle dichiarazioni sostitutive uniche sono quelle
relative alla tipologia di lavoro.
Sono riportate di seguito
due tabelle. La prima (tabella 12) indica le quote relative alla presenza nel
nucleo familiare di almeno una delle tipologie di lavoro, tenendo in considerazione
solo coloro che potrebbero essere i genitori o i nonni degli studenti e assumendo
che questi abbiano almeno 18 anni compiuti nell’anno di nascita dello studente
più giovane, cioè quello di prima immatricolazione (ipotizzato che uno studente
matricola si iscrive per la prima volta all’università a 19 anni di età).
La seconda (tabella 13)
riporta tutte le persone presenti nel nucleo senza limitazioni di età.
Tabella 12 – tipologie lavori filtrate per età, anni accademici
dal 2013-2014 al 2017-2018.
anno accademico |
casalinga |
Autonomo, imprenditore, libero professionista** |
Lavoro dipendente* |
Lavoro accessorio
occasionale |
Parasubordinato, co.co.co |
pensionato |
disoccupato |
cassa integrazione |
2013-2014 |
31,44% |
18,96% |
69,18% |
|
0,52% |
12,02% |
17,80% |
0,98% |
2014-2015 |
32,60% |
19,16% |
67,60% |
|
0,46% |
11,16% |
20,32% |
1,14% |
2015-2016 |
27,54% |
12,88% |
65,18% |
0,43% |
0,19% |
9,20% |
17,13% |
2,23% |
2016-2017 |
28,17% |
14,34% |
66,33% |
0,57% |
0,31% |
8,97% |
18,78% |
2,47% |
2017-2018 |
31,56% |
16,50% |
73,35% |
0,63% |
0,43% |
10,06% |
18,93% |
2,38% |
*Il lavoro dipendente include sia il tempo determinato
che indeterminato.
**Il lavoro autonomo nel
modello DSU pre-riforma era suddiviso nelle voci: autonomo, libero
professionista, imprenditore.
Dalla tabella 12 si
rileva che il lavoro di tipo dipendente è quello più presente. In tutti gli
anni accademici considerati, quasi sette nuclei familiari su dieci avevano la
presenza di almeno un lavoratore dipendente. Tra le categorie che con la prima
applicazione della riforma ISEE hanno subìto maggiori variazioni, riducendosi,
si rilevano le casalinghe e i lavoratori autonomi; circa tre nuclei familiari
su dieci vedono la presenza di una casalinga mentre per i lavoratori autonomi
la percentuale è di poco più di almeno un lavoratore su dieci nuclei familiari.
Dal secondo anno di utilizzo dell’ISEE riformato i valori tendono tutti a
ricrescere e ponendo a confronto l’ultimo anno accademico con il 2013-2014 si
rileva che i lavoratori autonomi hanno un saldo negativo di circa 2,5 punti
percentuali, mentre i lavoratori dipendenti vedono un incremento di poco oltre
i 4 punti. L’altra tipologia di reddito che la riforma ha agevolato, quello da
pensione, decresce di circa due punti.
Se invece si prendono in
considerazione tutte le persone presenti nel nucleo familiare senza filtrare in
base all’età (tabella 13), le percentuali non registrano grandi differenze. Ad
aumentare in misura maggiore sono il lavoro dipendente e i disoccupati, che sono
pertanto le caratteristiche dei soggetti più giovani presenti nei nuclei
familiari.
Tabella 13 – tipologie lavori, anni accademici dal 2013-2014 al
2017-2018
anno accadem. |
casalinga |
Autonomo,
imprenditore, libero professionista |
Lavoro
dipendente |
Lavoro accessorio,
occasionale |
Parasubordinato
, co.co.co |
pensionato |
disoccupato |
cassa integrazione |
2013-2014 |
34,36% |
19,94% |
73,32% |
0,63% |
12,22% |
24,39% |
1,00% |
|
2014-2015 |
33,03% |
20,21% |
71,60% |
0,61% |
11,44% |
28,29% |
1,18% |
|
2015-2016 |
32,95% |
14,71% |
75,31% |
0,83% |
0,38% |
10,98% |
24,50% |
2,54% |
2016-2017 |
31,55% |
16,46% |
79,24% |
1,06% |
0,47% |
10,42% |
26,58% |
2,84% |
2017-2018 |
31,98% |
17,28% |
79,57% |
1,24% |
0,55% |
10,34% |
25,29% |
2,77% |
[1] Il
Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 9 aprile 2001, “Uniformità di
trattamento sul diritto agli studi universitari, ai sensi dell'articolo 4 della
legge 2 dicembre 1991, n. 390" stabilisce, all’art. 4 c. 12, che “I
termini per la richiesta delle borse di studio e dei servizi abitativi devono
essere stabiliti […] in modo da consentire che le procedure amministrative
siano completate e rese ufficiali […] entro l'inizio dei corsi per le borse di
studio…Sempre lo stesso decreto, poi, stabilisce dei criteri stringenti sulle
tempistiche di pubblicazione del bando di concorso e delle graduatorie ai fini
di un diverso riparto, tra le Regioni, dei finanziamenti statali per le borse
di studio. In particolare, all’art. 16 c. 4, è previsto: pubblicazione dei bandi per i concorsi per la
borsa di studio e i servizi abitativi almeno quarantacinque giorni prima della
rispettiva scadenza; pubblicazione delle graduatorie per la concessione delle
borse di studio e dei servizi abitativi non oltre il 31 ottobre.
[2] Il Decreto
del Presidente del Consiglio dei Ministri 9 aprile 2001 dal titolo “Uniformità
di trattamento sul diritto agli studi universitari, ai sensi dell'articolo 4
della legge 2 dicembre 1991, n. 390", all’art. 5 c. 11
stabilisce che “… dall'anno accademico 2002/03, i limiti massimi
dell'Indicatore della situazione economica equivalente e dell'Indicatore della
situazione patrimoniale equivalente sono aggiornati annualmente con decreto del
Ministro emanato entro il 28 febbraio”. Non tutti gli anni è comunque stato
emanato tale decreto e quasi mai è stata rispettata tale scadenza.
[3] Studenti
con handicap riconosciuto ai sensi dell’art. 3, comma 3 della legge 5 febbraio
1992, n. 104, o con invalidità non inferiore al 66%.
[4] Studenti
che svolgono attività sportiva a livello agonistico in ambito nazionale.
[5] Tale
previsione derivava dalla previgente disposizione del DPCM 9 aprile 2001, che
all’art. 5, c. 6 recitava: ”Ai sensi del decreto legislativo 31 marzo
1998, n. 109, articolo 3, comma 2-bis, e successive modificazioni ed
integrazioni, al fine di tenere adeguatamente conto dei soggetti che sostengono
effettivamente l'onere di mantenimento dello studente, il reddito ed il
patrimonio dei fratelli e delle sorelle dello studente facenti parte del nucleo
familiare concorrono alla formazione di tutti gli indicatori della condizione
economica di cui al presente articolo nella misura del 50 per cento”. A seguito
della riforma ISEE che ha abrogato tale D.lgs. è venuto meno il rinvio
recettizio a tale disposizione, lasciando facoltà alle singole Regioni, già
intestatarie di competenze residuali esclusive in materia di diritto allo
studio a seguito della riforma del titolo V della Costituzione del 2001, di
adottare l’ISEE universitario o di prevedere ulteriori criteri migliorativi per
l’individuazione dei beneficiari fermo restando la valutazione della condizione
economica complessiva del nucleo familiare attraverso l'ISEE. Dall’anno
accademico la Regione Toscana 2016-2017 non ha più adottato questa possibilità.
[6] Lo studio
IRPET riporta anche i dati aggregati della Regione Toscana, dove rispetto al
2014-2015 l’anno successivo vede un decremento delle domande di borsa di studio
degli studenti con nuclei familiari residenti in Italia del 15,00%. Tale dato è
tuttavia riferito al confronto con i dati dell’anno accademico 2014-2015
comprensivi della seconda scadenza.
[7] In altri
studi, peraltro, si pone in evidenza che sia possibile che le borse non
influenzino in modo determinante l’accesso all’università e chi vuole iscriversi
deciderebbe di farlo comunque (Mo Costabella , 2006, pag. 267).
Anche Covizzi, Vergolini e Zanini, sostengono che “non
vi è alcun impatto della borsa sui tassi di iscrizione all’università. Non
emerge, perciò, alcuna indicazione di cambiamento nelle scelte di proseguimento
degli studi indotto direttamente dagli incentivi monetari legati alla borsa,
[in quanto per] gli studenti [che] ottengono voti elevati all’esame di maturità
è ragionevole pensare che questi diventino per i genitori dei buoni indicatori
del futuro successo scolastico e quindi un forte incentivo all’investimento in
ulteriore istruzione”, gli stessi autori comunque segnalano che il campione
utilizzato per lo studio è limitato solo alle famiglie a basso e medio reddito
e che quindi resta difficile trarre conclusioni definitive. Gli autori poi
segnalano altri lavori (relativi a contesti stranieri) che invece dimostrano
che la borsa di studio ha un impatto rilevante sulla decisione di iscriversi
all’università.
[8] Anche
nell’ultimo rapporto di monitoraggio del 2018 del Ministero del lavoro e delle
politiche sociali sull’ISEE 2016 si rileva una forte contrazione (-30%) delle
dichiarazioni sostitutive uniche presentate nel sud Italia, compensate
dall’incremento di quelle provenienti dal centro-nord.
[9] Queste
variazioni sono imputabili ad un “effetto annuncio”, infatti Il Ministero del
lavoro e delle politiche sociali nel suo rapporto di monitoraggio sull’ISEE 2015
evidenzia che “già dopo l’annuncio della riforma, nel triennio 2012-14, si era
cominciata a ridurre la quota di sotto dichiarazioni (da circa l’80% a meno del
70% quelle con patrimonio mobiliare nullo)”.
[10] Nella
dichiarazione sostitutiva unica non sono indicati i rapporti di parentela.